Le compagnie militari private non sono solo al servizio dei dittatori. Clamoroso il caso Iraq: in 8 anni gli Usa hanno stipulato 3000 contatti.
l'Unità, 6 mar.2011
di Umberto De Giovannangeli
Non solo arruolati da satrapi sanguinari, al soldo di dittatori africani che pur di mantenersi al potere garantiscono paghe sontuose, diritto di saccheggio e impunità ai mercenari al loro servizio. Oggi i mercenari si chiamano «contractors» e operano attraverso agenzie utilizzate il più delle volte da multinazionali e super potenze, per le quali compiono i lavori «sporchi» sotto copertura.
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Primo Piano, l'Unità, 6 mar.2011
Intervista a Viktor Petrovic Ivanov, di Rachele Gonnelli
Il ministro russo a capo dell'ufficio anti narcotici di Mosca lancia il progetto di un ufficio di coordinamento sotto l'egida dell'Onu: «I cartelli della droga ora vogliono destabilizzare anche il Medioriente»
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L’80 % degli aiuti internazionali non raggiunge la popolazione afgana.
Per cambiare l’attuale situazione il Parlamento europeo propone una nuova strategia sul fronte finanziario. La scorsa settimana il capo del Servizio federale russo per il controllo della droga ha dichiarato che nel 2010 l'offerta di droga in Russia è aumentata di 3,5 tonnellate rispetto al 2009. Il principale fornitore è l’Afghanistan, che produce circa il 90% degli oppiacei nel mondo.
"L’Afghanistan rimane il più grande produttore mondiale di stupefacenti, e anche uno dei Paesi più poveri del mondo" - ha spiegato Pino Arlacchi in un'intervista realizzata da Helen Barysheva per il magazine russo "??????" e per il sito Kommersant.ru
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Source: Emg.rs, Tanjug - 23. February 2011
Arlacchi suggested that after Dick Marty's report, the EP should appoint a special rapporteur on behalf of the EU, who would investigate EULEX's work. "Based on my experience, based on the information I have on Kosovo and based on Dick Marty's report, I claim that Kosovo is a mafia state", Arlacchi stressed.
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l'Unità, 22 feb. 2011
L’editoriale di Pino Arlacchi
Dalla Libia giungono notizie drammatiche e contraddittorie. Il dittatore ha deciso di concludere nel sangue la sua avventura quarantennale e, mentre scrivo, il quadro cambia di ora in ora. Ma quali che siano i tempi e gli esiti della rivolta del popolo libico, è chiara e consolidata la direzione dei processi in atto nel mondo arabo: siamo in presenza di un’ondata paragonabile a quella che, negli anni Ottanta, portò la democrazia in America latina e, negli anni Novanta, nell’Europa dell’Est. Siamo in presenza di eventi di portata storica.
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Troppi silenzi e poco appoggio dai 27 alle ribellioni contro le satrapie del Nordafrica mostrano l’assenza di una vera leadership e di una politica estera comune.
l'Unità, 6 feb. 2011
Il commento di Pino Arlacchi
I grandi avvenimenti di questi giorni nella sponda sud del Mediterraneo si stanno evolvendo nell’assenza di qualsivoglia posizione significativa da parte dell’Unione europea. La mancanza di una leadership forte e autorevole si è rivelata in tutta la sua gravità. Il Presidente Barroso, la signora Ashton ed altri commissari, invece di collocarsi in prima fila nel sostegno ai diritti di libertà dei cittadini del Nordafrica, hanno pronunciato una sequela di dichiarazioni banali e inconcludenti.
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Non bisogna ascoltare i costruttori di paure che agitano lo spettro del fondamentalismo islamico. In piazza ci sono forze laiche e spontanee.
l'Unità, 1 feb. 2011
L'analisi di Pino Arlacchi
È un vento di libertà quello che soffia dal Nordafrica, e chi tiene alla democrazia deve essere all’altezza del messaggio che ci arriva da quei luoghi. Anche perché c’è chi semina dubbi e paure. Profeti di sventura e conservatori alimentano confusioni di ogni risma (vedi i fondi di Sartori e soci sul Corriere della Sera) sugli esiti della rivoluzione democratica in corso in Egitto e nel mondo arabo. Ma chi conosce quei contesti e crede nello sviluppo umano non può che gioire per quanto sta accadendo.
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In campo una generazione istruita che vive nelle aree urbane. Non ha nulla da perdere perché è povera e senza futuro.
l'Unità, 30 gen. 2011
L'analisi di Pino Arlacchi
La prima cosa da tener presente sui movimenti di protesta che stanno scuotendo il mondo arabo è che non sono una passeggera turbolenza ma riflettono sconvolgimenti profondi. I cittadini contestano tirannie che li hanno maltrattati per decenni, ed hanno maturato su di esse un giudizio definitivo: se ne devono andare. Le ribellioni di questi giorni in Egitto, Tunisia ed altrove, d´altra parte, sono il seguito di manifestazioni dello stesso tenore che avvengono da anni senza che i media occidentali si siano degnati di occuparsene, e dureranno ancora, al di là degli alti e bassi, nel prossimo futuro.
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Messico-Calabria, prove di alleanza. Nel mirino anche Russia e Asia.
Avvenire, 19 gen. 2010
di Lucia Capuzzi
Con quattro milioni di nuovi consumatori soltanto nell'ultimo anno, il Vecchio Continente è un mercato molto interessante, proprio nel momento in cui la penetrazione negli Usa si fa sempre più complicata.
Ancora si tratta di 'esami preliminari'. Piccoli test per sondare il terreno, calcolare i rischi e le possibilità di evitarli. A breve, però, si potrebbe passare alle prove generali. E quindi al debutto dei narcos messicani – riuniti nei cosiddetti cartelli – in Europa. Quest’ultima rappresenta un mercato 'interessante' per i trafficanti centroamericani. Con quattro nuovi milioni di consumatori nell’ultimo anno, di cui un terzo giovani tra i 15 e i 34 anni, il Vecchio Continente offre loro buoni margini di guadagno. Una prospettiva ancor più allettante ora che la penetrazione nella 'piazza' statunitense s’è fatta più difficile. Per due ragioni. Primo, la concorrenza tra i diversi cartelli – undici organizzazioni – è spietata: tutti vogliono accaparrarsi 'la linea', il redditizio corridoio nella frontiera Usa attraverso cui filtra la droga. Il confine, però – e questa è la secondo motivazione dell’attenzione per il territorio europeo – è sempre più blindato. Le autorità di Washington, terrorizzate all’idea che la violenza narco si estenda a Nord del Rio Bravo, hanno schierato lungo i tremila chilometri tra i due Stati ben 30mila agenti. In media, 10 funzionari per chilometro quadrato. Non che questi siano riusciti ad arginare il traffico. Il Nordamerica resta il 'business' principale per i narcos. Che esplorano, però, giri d’affari integrativi, non alternativi.
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Non esiste soluzione militare al disastro. Per questo bisogna riformare l'aiuto internazionale. Questa è l'idea dell'Europa: tagliare spese e consulenze. E rafforzare le misure anti-corruzione.
l'Unità, 16 gen. 2010
L'Analisi di Pino Arlacchi
Poche settimane fa, il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza il mio rapporto su “Una nuova strategia dell’Unione europea per l’Afghanistan”. Dopo un anno di lavoro, il team che ho guidato ha raggiunto una conclusione molto netta: l’approccio seguito finora dagli USA e dalla NATO per sconfiggere l’ insurgency e ricostruire il paese è sbagliato. Sicurezza e condizioni di vita dei cittadini afghani continuano a deteriorarsi. La coalizione viene sempre più percepita come una forza di occupazione. È tempo perciò che l’Europa prenda l’iniziativa ed imbocchi una strada completamente diversa.
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