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Arlacchi lascia IdV, scrive a Bersani e "torna a casa"

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(Asca) - Roma, 30 set.2010 - Scambio di lettere tra il Parlamentare europeo, Pino Arlacchi, e il segretario del PD, Pier Luigi Bersani. "Caro Pier Luigi, continuo a ritenere che l'elettorato dell'Idv ed i suoi iscritti e militanti di base rappresentino una risorsa importante per il centrosinistra e per l'Italia. Ho anche maturato la convinzione che il veicolo più adatto per le aspirazioni di giustizia e di eguaglianza nutrite da questa componente della democrazia italiana sia il partito democratico". Così ha scritto il parlamentare europeo, chiedendo a Bersani "di farmi "tornare a casa", riaccogliendo me e ciò che rappresento tra le fila di un partito che è l'unica forza in grado di costruire un'alternativa di governo capace di far riprendere all'Italia il cammino interrotto del processo dell'equità"'.

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Arlacchi aderisce al Pd. Scambio di lettere con Bersani

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Roma, 30 set. 2010 (Adnkronos) - Pino Arlacchi, dopo aver lasciato l'Idv, ha deciso di aderire al Pd, con una lettera indirizzata al segretario Pier Luigi Bersani. "Caro Pier Luigi, continuo a ritenere -sottolinea l'europarlamentare- che l'elettorato dell'Idv ed i suoi iscritti e militanti di base rappresentino una risorsa importante per il centrosinistra e per l'Italia. Ho anche maturato la convinzione che il veicolo piu' adatto per le aspirazioni di giustizia e di eguaglianza nutrite da questa componente della democrazia italiana sia il Partito democratico. Osservando l'evoluzione del Pd sotto la tua guida in particolare negli ultimi mesi, e a dispetto delle nefaste
turbolenze interne, mi sono convinto che esso e' la sede piu' appropriata nella quale spendere il mio mandato parlamentare e mettere a frutto l'esperienza che ho accumulato in tre decenni di vita pubblica e di impegno scientifico".

 

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Pd: addio IdV. Entra Arlacchi, "è l'unica forza di alternativa"

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(AGI) - Roma, 30 set. 2010 - "Fatemi tornare a casa", scrive Pino Arlacchi e Pier Luigi Bersani replica all'ormai ex eurodeputato Idv considerando la scelta "un fatto positivo e incoraggiante".
E' il Pd a rendere noto lo scambio di lettere tra il parlamentare europeo e il segretario Democratico al quale Arlacchi spiega di "ritenere che l'elettorato dell'Idv ed i suoi iscritti e militanti di base rappresentino una risorsa importante per il centrosinistra e per l'Italia" ma espone anche "la convinzione che il veicolo più adatto per le aspirazioni di giustizia e di eguaglianza nutrite da questa componente della democrazia italiana sia il Partito Democratico". Ecco dunque la richiesta a Bersani "di farmi tornare a casa, riaccogliendo me e cio' che rappresento tra le fila di un partito che è l'unica forza in grado di costruire un'alternativa di governo capace di far riprendere all'Italia il cammino interrotto del processo dell' equità".

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Sicurezza in Afghanistan. Il grande affare degli appalti privati

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Ogni anno 14 miliardi di dollari destinati a contratti esterni. Un fiume di soldi che finisce per foraggiare i talebani. Per questo la Nato ora cambia le regole.

L'Unità, 25 set. 2010

Mondo

Il dossier, di Umberto Degiovannangeli

«La Nato ha deciso di cambiare le sue politiche di finanziamento ai privati in Afghanistan dopo le accuse di finanziamento indiretto della guerriglia talebana tramite gli appalti della logistica militare lanciate nei mesi scorsi in sedi qualificate». A rivelarlo è Pino Arlacchi, ex vicesegretario generale dell’Onu e presidente dei parlamentari europei per l’Afghanistan.
«Il generale Petraeus ha reso pubblico un memorandum – spiega Arlacchi – nel quale si parla apertamente del rischio che i 14 miliardi di dollari che ogni anno entrano quasi senza controllo nelle fauci degli appaltatori privati che operano in Afghanistan finiscano con l’alimentare le mafie dei talebani e dei signori della guerra. E Petraeus introduce una serie di correttivi quali l’obbligo di presentare una lista di tutti i subappaltatori di ogni progetto, i dettagli sul personale impiegato, le licenze, i conti correnti bancari dei beneficiari dei fondi Nato, nonché la costituzione di una banca dati e di una specie di certificazione anti-corruzione per gli appalti oltre i 100mila dollari», prosegue Arlacchi.

 

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Il modello italiano di Petraeus. Appalti sicuri e costi bassi per ricostruire l'Afghanistan

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Strategia. I successi ottenuti a Herat fanno scuola

Corriere della Sera, 24 set. 2010

di Andrea Nicastro

Il generale David Petraeus ha inviato a tutti i reparti in Afghanistan un memorandum su come i contingenti militari internazionali debbano spendere i miliardi che hanno a disposizione. Sono due paginette dal sapore nostrano perché ciò che Petraeus suggerisce si ispira a ciò che i soldati italiani fanno da anni. Prima a Kabul e poi, soprattutto, ad Herat.
Da mesi il Congresso americano è furioso: i fondi destinati alla rinascita dell'Afghanistan e dispersi in corruzione e incapacità appaiono colossali. Petraeus sa che senza sviluppo economico non riuscirà a vincere la guerra e sa anche che una buona parte dei soldi occidentali destinati agli aiuti o alla sussistenza delle basi militari finiscono in realtà nelle tasche dei talebani.

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Afghan Commander Issues Rules on Contractors

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La Nato cambia le regole per gli appaltatori privati in Afghanistan in seguito alle denunce del Congresso Usa e del Parlamento Europeo.

In evidenza, per i lettori del sito, l’articolo del New York Times e il memorandum del Generale David Petraeus nei quali si parla apertamente del rischio che i 14 miliardi di dollari che ogni anno entrano quasi senza controllo nelle fauci degli appaltatori privati che operano in Afghanistan finiscano con l’alimentare le mafie dei talebani e dei signori della guerra.

Afghan Commander Issues Rules on Contractors

By Alissa J. Rubin
Published: September 12, 2010

KABUL, Afghanistan — The NATO military command in Afghanistan has quietly issued new guidelines on contracting aimed at pushing commanders to take a tougher approach to how they spend billions of dollars. It is part of an effort to reduce corruption and decrease the funds that indirectly flow to the insurgency.

The American-led military operation here now spends about $14 billion a year on contracting work, according to military officials.

The new guidelines, issued last week by Gen. David H. Petraeus, the top military leader here, make clear that he wants his subordinates to use their purchasing power as a tool in the fight against the insurgency and that so far, that has not happened.

The provisions in the new guidelines suggest that on many occasions NATO contracts have ended up exacerbating Afghanistan’s problems by empowering warlords and entrenched power brokers, and undercutting the trust of average Afghans, who see dollars being spent but never reap the benefits.

 

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Afghanistan: il voto e il dramma

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Famigliacristiana.it, 18 set. 2010

di Fulvio Scaglione

Oggi si vota per il Parlamento, ieri è morto il trentesimo soldato italiano. La realtà nel Rapporto Arlacchi al Parlamento Europeo: le cose a Kabul vanno sempre peggio.
Dopo la morte del tenente Alessandro Romani, trentesimo soldato italiano caduto in Afghanistan, c’è qualcosa di involontariamente sadico nel seguire queste elezioni politiche (oggi 2.500 candidati, tra i quali più di 400 donne, si contendono i 249 seggi della Wolesi Jirga, la Camera Alta del Parlamento), come se fossero elezioni vere, elezioni qualunque. Mentre tutto sono tranne che questo. All’ombra dell’intervento militare internazionale, che dura ormai da 9 anni, e dei maneggi della famiglia Karzai (il presidente, Hamid, si costruisce ville negli Emirati, suo fratello Ahmed Wali traffica con l’oppio e si fa pagare dalla Cia), la situazione marcisce di giorno in giorno. Per rendersene conto, con la brutalità delle cifre, basta leggere il Rapporto che Pino Arlacchi, sociologo, ex vice segretario generale dell’Onu e rapporteur sull’Afghanistan presso la Commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo, ha preparato nei giorni scorsi.

 

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L´Italia perde tutte le poltrone ecco il declino dall´Onu alla Ue

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Assente nelle  istituzioni internazionali, e Draghi rischia alla Bce

La Repubblica, 17 set. 2010

di Ettore Livini

Milano - Quattro sconfitte in quattro partite. L´Italia esce (ancora una volta) con le osse rotte dall´ultima tornata della Champion´s League della diplomazia internazionale. Massimo D'Alema, lanciatissimo verso il titolo di Mister Pesc, è stato superato sul filo di lana dall´inglese Catherine Ashton nella corsa al ministero degli esteri Ue. Mario Mauro, candidato tricolore (e dato favorito dai bookmaker) come presidente del Parlamento europeo, è stato battuto dall´outsider polacco Jerzy Buzek. Giulio Tremonti, vista la mala parata, si è ritirato in "zona Cesarini" dalla corsa al vertice dell´Eurogruppo. E, nei giorni scorsi, l´ultimo schiaffo: nella girandola della riorganizzazione degli ambasciatori Ue, Roma è uscita con le ossa rotte: due sedi conquistate (Albania e Uganda) su 29, contro le 5 della Spagna e i pezzi più pregiati (Cina e Giappone) finiti a Germania e Austria.
Un’eccezione? No, purtroppo è la regola. «Siamo nel punto più basso della nostra diplomazia degli ultimi 65 anni», dice amaro Pino Arlacchi, dal ´98 al 2002 vicesegretario generale dell´Onu.

 

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«Idv autoritario» Un altro addio tra gli eurodeputati

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Corriere della Sera, 7 set.2010

di Angela Frenda

MILANO - Il giorno dopo l'autosospensione di Pino Arlacchi dal gruppo dell'Idv all'Europarlamento, tra i suoi colleghi di partito c'è soprattutto voglia di tenersi lontani dalle polemiche interne. Lo dimostra il laconico commento di Giommaria Uggias, che pur ammettendo di «aver letto l'intervista» rilasciata al Corriere della Sera, si trincera dietro un diplomaticissimo: «Ma prima di sentire Arlacchi, per rispetto, capirà, non vorrei commentare...». Il problema, però, è che quella del sociologo è la seconda defezione, in ordine di tempo, dal gruppo Idv di Strasburgo, che con lui contava 7 componenti. La prima, infatti, c'è già stata a metà luglio con Vincenzo Iovine.

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Arlacchi lascia IdV. Critiche a Di Pietro elogi a Scopelliti

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Il Quotidiano, 7 set.2010

di Adriano Mollo

COSENZA– Pino Arlacchi, europarlamentare di Idv, sociologo, originario di Gioia Tauro, rompe con Di Pietro. Si è autosospeso dal partito in aperto dissenso con quanto è accaduto a Torino la scorsa settimana. Quella contestazione al Presidente del Senato Renato Schifani da parte dei grillini e del “popolo viola” è troppo.
«Anziché essere un partito di popolo capace di parlare a tutti» Idv sta diventando un partito «antidemocratico» e, soprattutto, utilizza l’antimafia in modo “primitivo e inaccettabile”.

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Pino ArlacchiNon sono una persona complicata. La mia vita pubblica ruota intorno a due cose: il tentativo di capire ciò che mi circonda, da sociologo, e il tentativo di costruire un mondo più decente, da intellettuale e militante politico.

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