(ANSA) - ROMA, 14 ott-2010 - ''Non si capisce più cosa dichiara il ministro La Russa. Un giorno dice che cominceremo a ritirarci nel 2011 e termineremo nel 2014, il che equivale a dire stiamo li' altri 4 anni. Un altro giorno dichiara che dal 2011 la nostra presenza sara' in termini di un contributo solo alla formazione della polizia. E un altro giorno ancora dichiara che bisogna forse dotare di bombe i nostri aerei''. Cosi' Pino Arlacchi, eurodeputato Pd ed ex vicesegretario Onu contro la droga e il crimine, commenta a CNRmedia le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni dal ministro della difesa Ignazio La Russa, dopo l'ennesimo attentato in Afghanistan costato la vita a 4 nostri soldati.
Duro attacco dell'eurodeputato e relatore della "Nuova strategia in Afghanistan" al ministro della Difesa. Nel frattempo il Paese è sempre più fuori controllo
“Le bombe sono la causa non la soluzione del disastro in Afghanistan”. Non usa mezzi termini l’eurodeputato Pino Arlacchi, ex numero uno dell’agenzia Onu contro la droga e il crimine e relatore della “Nuova strategia in Afghanistan” che giovedì prossimo inizierà il suo iter al Parlamento europeo. Ad Arlacchi l’idea del ministro della Difesa Ignazio La Russa di dotare di bombe gli aerei italiani dispiegati nel Paese, non è piaciuta. “Quello che ha detto il ministro è surreale, cinico e demagogico”.
Giovedì all'europarlamento presenta la Nuova Strategia dell'Ue
Bruxelles, 12 ott. 2010- (Adnkronos) - "Le bombe non risolvono nulla", l'impegno italiano in Afghanistan "deve restare quello stabilito dal Parlamento, di una missione di pace", la data dell'estate del 2011 per l'avvio del ritiro è ne' più nè meno che "irrealistica". A due giorni dalla presentazione al Parlamento europeo della Nuova strategia dell'Ue sull'Afghanistan di cui è relatore -presentazione che coincide con il vertice ministeriale della Nato a Bruxelles - l'europarlamente del Pd (ex Idv) Pino Arlacchi ne delinea i punti fondamentali e commenta le ultime prese di posizione in Italia. Come quella, emersa all'indomani dell'uccisione di quattro
alpini nella valla del Gulistan, di dotare di bombe i caccia, per assicurare una maggiore protezione delle truppe sul terreno.
L'attentato contro i soldati italiani in cui sono rimasti uccisi quattro alpini ha riportato sotto i riflettori la questione dell'intervento militare dell'Occidente nel paese. Ma come vivono gli afghani? Pino Arlacchi (Pd), presidente del Gruppo "Europarlamentari per l'Afghanistan", sceglie Affaritaliani.it per spiegare qual è la situazione umanitaria.
Nonostante la guerra costi 50 miliardi di dollari all'anno, tre volte il Pil dell'Afghanistan e nonostante gli aiuti umanitari ammontino a 7 miliardi di dollari all'anno, la metà del Pil afghano, siamo entrati nel decimo anno di guerra e il paese, che conta 30 milioni di abitanti, sta peggio di prima, denuncia Arlacchi.
L'europarlamentare è anche relatore del rapporto "Nuova strategia dell’Afghanistan", presentato lo scorso luglio e che sarà discusso a novembre. "Dal nostro punto di vista - spiega Arlacchi - l'Afghanistan è importante per due motivi, per la guerra al terrorismo e per la droga visto che il paese produce la quasi totalità dell'eroina che arriva in Europa occidentale e danneggia la salute di un milione e mezzo di eroinomani. Ma dal punto di vista afghano, né le le violenze dei gruppi terroristici né il crescente consumo di droga sono i problemi principali. Il problema principale è invece la povertà".
Bruxelles – Parlamento dell’Unione europea, nono piano. Visto da qui, dalla stanza di Pino Arlacchi, deputato europeo inserito nella Commissione Esteri, l’Afghanistan sembra una cavia nelle mani di chi avrebbe voluto liberarlo e invece è finito con l’usarlo come un esperimento di laboratorio. E questo atto di accusa è contenuto nel “Progetto di relazione su una nuova strategia per l’Afghanistan” che lo stesso Arlacchi ha presentato all’Assemblea parlamentare. A giorni il progetto sarà in discussione ed emendato; a novembre sarà posto ai voti.
La criminalita' organizzata globale è '"tre volte" più pericolosa del terrorismo internazionale. La riflessione, controcorrente sul piano mediatico e nel giorno dell'anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle, arriva da Pino Arlacchi, europarlamentare, esperto di sicurezza e relatore a Strasburgo del Rapporti sulla strategia europea per l'Afghanistan.
La sua riflessione parte dall'ultimo allarme con cui Roberto Maroni ha esortato a tenere alta la guardia contro "nuove azioni terroristiche".
Duro attacco dell'europarlamentare dell'Idv al sottosegretario Carlo Giovanardi, titolare della delega della lotta contro le tossicodipendenze Pino Arlacchi, eurodeputato dell’Italia dei Valori, è il promotore riconosciuto della strategia internazionale della “war on drugs”. Dal 1997 al 2002 è stato a capo dell’UNDCP, l’Agenzia ONU contro la droga e il crimine. Durante il suo mandato, nel 1998, ha fatto approvare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite una strategia decennale di riduzione della domanda di droghe e di eliminazione delle colture di oppio e coca in tutto il mondo, chiamata “Un mondo libero dalla droga”.
Lo scontro tra il generale Stanley McChystal e l'amministrazione Obama e' una sostanziale "ammissione" che la guerra in Afghanistan e' stata persa". Il capo delle truppe americane nel paese asiatico, spiega all'AGI Pino Arlacchi, relatore per il Parlamento Europeo sull'Afghanistan, sembra aver preso atto che "la strategia civile-militare, che contemplava la sconfitta dei talebani risparmiando vittime civili e la costruzione dello Stato da parte del governo afghano. I due obiettivi sono falliti; i talebani sono ancora li' e il governo afghano non ha soldi per investire".
Rome, June 7 (RIA Novosti) - International strategies to combat drug production in Afghanistan need complete revision, with Russia and the EU playing a decisive role, an Italian member of the European Parliament said.
Pino Arlacchi, a renowned expert on organized crime and drug trafficking, is to attend an international forum on combating Afghan drug trafficking in Moscow on Wednesday and Thursday.
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Non sono una persona complicata. La mia vita pubblica ruota intorno a due cose: il tentativo di capire ciò che mi circonda, da sociologo, e il tentativo di costruire un mondo più decente, da intellettuale e militante politico.
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