Gioia Tauro – “Miopia politica ma anche tanta pericolosa confusione sul porto di Gioia Tauro”. L’eurodeputato del Pd Pino Arlacchi, gioiese e grande esperto di sicurezza, nonché promotore di ben due edizioni degli “Stati generali del Porto” dice di essere rimasto di stucco quando ha saputo della proposta arrivata da 15 suoi colleghi del centrodestra italiano che hanno chiesto al Presidente del Consiglio Enrico Letta di portare la Costa Concordia a Gioia Tauro per effettuare le operazioni di smantellamento.Una proposta che era arrivata nell’ambito del dibattito sulla scelta del porto calabrese come base per effettuare le operazioni di trasbordo dell’arsenale siriano.
Quinta puntata dell'inchiesta che fa luce sul tema web 2.0 e innovazione digitale all'interno della Pubblica Amministrazione. Dalle criticità che ostacolano il processo innovativo dell'information technology alle proposte mirate a semplificare il rapporto tra P.A. ed utenti attraverso il ricorso al modello del web sociale. Proponiamo oggi una intervista all'onorevole Pino Arlacchi, già Sottosegretario generale delle Nazioni Unite e dal 2009 deputato al Parlamento Europeo per il gruppo "Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici".
Spetia: "Non è che l'Europa li sta lasciando un po' soli questi manifestanti, queste persone che protestano e che chiedono Europa?".
Arlacchi: "Che chiedano Europa in questo momento non mi pare proprio. La piazza è finita in mano a estremisti di ispirazione nazista e neonazista oltre che ai nazionalisti del partito Svoboda ai quali dell'Europa non credo gliene importi molto".
Spetia: "Rimane una parte di manifestanti e persone favorevoli all'accordo con l'Ue, anche - se vogliamo - in una chiave strategica di allontanamento dalla Russia".
Arlacchi: "Favorevoli all'Unione europea significa che devono essere favorevoli anche ai metodi e ai valori della Ue.
Andare in piazza armati e sparare, saccheggiare e distruggere edifici pubblichi, e poi pretendete che il governo faccia quello che loro dicono non mi sembra molto europeo".
Imperversa sui media italiani una autentica telenovela sulle farneticazioni di un capomafia di 84 anni, carcerato da 21, che un tempo fu il capo di Cosa Nostra siciliana. Farneticazioni e “minacce” contro tutto e tutti: da Berlusconi ai PM, dai suoi ex sodali mafiosi al suo presunto successore alla guida di una mafia del tempo che fu.
La telenovela sta in piedi per vari motivi, ma non impressiona più nessuno perché la credibilità dello sfogo di Totò Riina è vicina allo zero. Per fortuna. E come tale viene ritenuta da chiunque conosca un po’ l’argomento.
Le parole di Riina non sono la punta di nessun icesberg. Non sono l’annuncio dell’Apocalisse, ma la confessione di impotenza di un vecchio delinquente, sconfitto dallo Stato e dalla vita, che finirà i suoi giorni solo e dimenticato come Luciano Liggio, Gaetano Badalamenti e il suo compare Bernardo Provenzano. Riina ha un figlio all’ergastolo. I suoi sodali, parenti, amici e protettori si sono dileguati. I mafiosi rimasti fuori dal carcere o latitanti lo ignorano e vanno per la loro strada da molto tempo. Ma di loro sappiamo poco perché lo stereotipo mediatico-giudiziario sulla mafia è fermo a 30 anni fa.
Il parlamentare europeo spiega come si è evoluta la criminalità organizzata.
«Gli omicidi di mafia sono crollati negli ultimi vent'anni. Ora la mafia è diventata invisibile»
«La lotta contro la criminalità organizzata è una partita a scacchi. Loro fanno una mossa, noi ne facciamo un’altra e loro fanno la contromossa». Pino Arlacchi oggi è parlamentare europeo ma nella sua carriera professionale ha visto da vicino e analizzato la criminalità organizzata. Ricorda con orgoglio che la legge Pio La Torre, con la quale è stata data la possibilità di aggredire i patrimoni illegali, parte da un suo studio. Tornando all’attualità, l’ultima strategia che i gruppi criminali italiani hanno messo in atto «è stata ridurre al minimo la violenza o la minaccia dell’uso della violenza, infatti gli omicidi di mafia sono crollati negli ultimi vent’anni. Agli inizi degli anni ’90 c’erano 700 omicidi mafiosi in Italia, adesso ce ne sono meno di 100 all’anno, a riprova della loro contromossa. La mafia si è inabissata, è diventata meno visibile e violenta ma più pervasiva».
Imperversa sui media italiani una autentica telenovela sulle farneticazioni di un capomafia di 84 anni, carcerato da 21, che un tempo fu il capo di Cosa Nostra siciliana. Farneticazioni e “minacce” contro tutto e tutti: da Berlusconi ai PM, dai suoi ex sodali mafiosi al suo presunto successore alla guida di una mafia del tempo che fu.
La telenovela sta in piedi per vari motivi, ma non impressiona più nessuno perché la credibilità dello sfogo di Totò Riina è vicina allo zero. Per fortuna. E come tale viene ritenuta da chiunque conosca un po’ l’argomento.
Le parole di Riina non sono la punta di nessun icesberg. Non sono l’annuncio dell’Apocalisse, ma la confessione di impotenza di un vecchio delinquente, sconfitto dallo Stato e dalla vita, che finirà i suoi giorni solo e dimenticato come Luciano Liggio, Gaetano Badalamenti e il suo compare Bernardo Provenzano. Riina ha un figlio all’ergastolo. I suoi sodali, parenti, amici e protettori si sono dileguati. I mafiosi rimasti fuori dal carcere o latitanti lo ignorano e vanno per la loro strada da molto tempo. Ma di loro sappiamo poco perché lo stereotipo mediatico-giudiziario sulla mafia è fermo a 30 anni fa.
Pino Arlacchi: "Negli ultimi anni, l'opinione dell'Europa sull''Italia è peggiorata (...). La prima ragione è Berlusconi. La seconda è la crisi economica che in Italia è peggiore che nel resto dell'Europa. Il governo Letta ha fatto pochissimo. Le uniche cose che ha detto di cominciare a fare le ha fatte dopo la segreteria Renzi (...). E' un governo fiacco. I partner europei più importanti vorrebbero vedere un'Italia che sta al passo. Non si può congelare la vita politica di un Paese soltanto perché il Paese ha la presidenza di turno (...).Questo non va usato come un alibi per fare i giochi politici italiani e e non fare in modo che la dialettica politica cammini (...).
La lettera di Pino Arlacchi al Direttore del Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza
Gentile Direttore, sto molto apprezzando la campagna aperta dal suo giornale sullo stato disastroso in cui versa l’area archeologica di Sibari. E sto anche notando la scarsa presenza, a tutt’oggi, della voce più autorevole in materia. Quella della Regione Calabria, nella persona, specialmente, del suo assessore alla cultura e del suo Presidente.
Ne comprendo le ragioni. Tacciono perché non sanno cosa dire. Dopo aver creato, assieme al sottoscritto ed a tutte le forze politiche regionali, lo strumento-chiave per risolvere il problema della mancata valorizzazione dell’ intera Magna Graecia calabra, e non solo di Sibari, lo hanno sabotato.
Mi riferisco alla società mista Regione-comuni denominata Progetto Magna Graecia, della quale sono stato Presidente fino a pochi giorni fa, creata nel 2011 con una legge regionale votata all’ unanimità. Progetto Magna Graecia avrebbe dovuto usare parte dei fondi europei gestiti dalla Regione e finalizzati proprio ad evitare che Sibari vada sott’acqua e tutto il resto in malora.
Centrosinistra in movimento verso le primarie: «Firma day» per Giacomo Olivieri che ieri, in via Argiro, ha raccolto firme utili alla candidatura raggiungendo quota seicento. Al suo fianco Pino Arlacchi, europarlamentare del Pd, che lo sostiene a spada tratta: «Realtà Italia è un movimento di centrosinistra che esprime direttamente la società civile e che sta raccogliendo sempre più consensi in tutte le regioni del Centro Sud. La candidatura di Giacomo Olivieri a sindaco di Bari è un grande arricchimento per la nostra coalizione. È un apporto fondamentale perché senza Realtà Italia sarà molto difficile che il centrosinistra governi questa città».
«Il programma di Olivieri - ha detto Arlacchi - ha basi solide ed è molto concreto. Tra i punti che mi hanno spinto a sostenerlo, l’importanza al concetto di sicurezza. La criminalità è solo l’effetto finale di un malessere più profondo che nasce dal disagio sociale tra i giovani e dalla disoccupazione».
Durante l’incontro in via Argiro si è parlato soprattutto di sicurezza. «Il benessere dei miei concittadini è al primo posto nel mio programma - ha detto Olivieri - serve più sicurezza, in centro e soprattutto in periferia perché in assenza la città si spegne e l’economia si ferma. Tanti cittadini mi stanno chiedendo d’impegnarmi a cambiare al più presto la situazione di Bari. Sono convinto che serva concretezza da parte della politica se non si vuole che continui a germogliare l’antipolitica».
La solidarietà di Pino Arlacchi al Sindaco di Cetraro
«La mia più fraterna solidarietà al Sindaco di Cetraro per l'infame messaggio di minaccia che ha ricevuto». Lo dichiara in una nota l'eurodeputato Pd Pino Arlacchi.
«Giuseppe Aieta - prosegue Arlacchi - è uno dei migliori amministratori pubblici della Calabria e del Mezzogiorno. Nei suoi anni di gestione del comune di Cetraro è riuscito in un'impresa difficilissima: trasformare una comunità demoralizzata, depressa e in balìa della mafia locale, in una storia di successo all'insegna del buon governo».
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Non sono una persona complicata. La mia vita pubblica ruota intorno a due cose: il tentativo di capire ciò che mi circonda, da sociologo, e il tentativo di costruire un mondo più decente, da intellettuale e militante politico.
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