Primapaginamolise.it, 31 gennaio 2014
di Davide Vitiello
Quinta puntata dell'inchiesta che fa luce sul tema web 2.0 e innovazione digitale all'interno della Pubblica Amministrazione. Dalle criticità che ostacolano il processo innovativo dell'information technology alle proposte mirate a semplificare il rapporto tra P.A. ed utenti attraverso il ricorso al modello del web sociale. Proponiamo oggi una intervista all'onorevole Pino Arlacchi, già Sottosegretario generale delle Nazioni Unite e dal 2009 deputato al Parlamento Europeo per il gruppo "Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici".
Quali sono le azioni fondamentali messe in campo negli ultimi anni dal Parlamento Europeo per contrastare il digital divide e favorire il diritto di accesso dei cittadini?
E' inaccettabile che, ancora oggi, esistano paesi in grado di accedere effettivamente alle tecnologie dell'informazione e, altri, che si trovano in una condizione di esclusione parziale o totale da esse. L'Unione Europea sta mettendo in campo azioni concrete per far sì che le varie forme di digital divide ( infrastrutturale, applicativo e formativo ) vengano ridotte e per garantire a tutti i cittadini l'acquisizione delle risorse necessarie per essere competitivi a livello economico e sociale. In proposito l'Agenda Digitale è, senza ombra di dubbio, lo strumento più efficace proposto fino ad oggi per contrastare la discriminazione digitale e l'aumento della criminalità informatica, e per sfruttare al meglio il potenziale delle
tecnologie della informazione e della comunicazione allo scopo di favorire, nell'ambito della strategia "Europa 2020", l'innovazione, la crescita economica e il progresso. L'obiettivo fondamentale è riuscire a sviluppare un mercato unico digitale per condurre l'Europa verso una crescita inclusiva, intelligente e sostenibile.
Crede che il tema dell'e-government e in particolare dei servizi pubblici on-line possa trarre beneficio dal modello del web sociale o web 2.0?
Ritengo che i servizi pubblici on-line possano trarre grandi benefici dal modello del web sociale. In particolare, il web 2.0, con le sue tecniche di programmazione web e relative applicazioni, andrebbe a diminuire drasticamente le procedure burocratiche che appesantiscono la Pubblica Amministrazione, per determinare una più facile e migliore interazione tra quest'ultima ed il cittadino.
Secondo lei quali sono i maggiori elementi che ostacolano la completa realizzazione del processo di democrazia elettronica in Italia?
Per quanto mi riguarda, temo che il concetto di democrazia diretta, tanto di moda oggi, non sia ciò di cui l'Italia ha realmente bisogno perché potrebbe alterare pericolosamente
il senso della partecipazione politica trasformandola in un ricorso continuo all'istituto del sondaggio. Inoltre, potremmo ragionare sulla possibilità di realizzare effettivamente un
reale processo di e-democracy solo quando il nostro Paese non sarà più condizionato da un divario tecnologico e infrastrutturale così ampio come quello tuttora esistente tra il Nord e le regioni del Sud Italia. Per far ciò abbiamo bisogno che dal Mezzogiorno si generi la spinta propulsiva di giovani amministratori attenti e preparati a fronteggiare le sfide odierne e future.