(AGI) - Caltanissetta, 22 apr. 2014 -"Durante una festa di compleanno a casa mia, il prefetto Luigi Rossi, nel '92 a capo della Crimalpol, mi disse che in via d'Amelio, subito dopo la strage, venne ritrovato un bigliettino che riconduceva ad un dirigente appartenente al Sisde. Allusioni che portavano a Bruno Contrada. Ne parlai con il prefetto Gianni De Gennaro, il quale si arrabbiò molto e mi disse che non avevo titolo per apprendere queste notizie. Un atteggiamento questo, che mi infastid ìmolto". Lo ha affermato l'ex consulente della Dia, Pino Arlacchi, deponendo a Caltanissetta al processo Borsellino quater. Il teste ha anche sostenuto che De Gennaro nel '93 e l'anno successivo gli disse che "Dell'Utri aveva dei collegamenti con i gruppi mafiosi palermitani perdenti e fungeva da tramite con i gruppi del Nord".
A proposito dell'applicazione del 41 bis, ha poi riferito Arlacchi, c'erano pareri contrastanti. "Ci furono effettivamente degli allentamenti ma all'epoca noi non ce ne siamo quasi accorti. Tuttavia vennero scarcerati mafiosi di basso calibro e i piu' pericolosi, all'incirca 200-300 vennero trasferiti. L'allora capo della polizia Parisi era convinto che stessimo calcando un po' troppo la mano. Era certamente d'accordo sul fatto che bisogna combattere Cosa nostra con tutte le armi che avevamo a disposizione ma temeva la reazione della mafia. Nessuno di noi riteneva Provenzano capace di mettere in pratica strategie particolarmente pericolose. Era soprannominato 'u' Tratturi' perché era considerato un personaggio rozzo". Il processo riprenderà il 29 aprile, quando la Procura ha citato a deporre l'ex ministro Nicola Mancino e l'ex dirigente del Pci Pietro Folena.