Roma, 8 gen 2015
di Pino Arlacchi
In campo non ci solo i terroristi che dicono di uccidere in nome dell'Islam e contro l'Occidente. C'è la destra anti-europeista che lucra sul timore dell'immigrato musulmano. E c'è anche qualche testa confusa che prende alla lettera le farneticazioni dei killer e dichiara guerra all'Islam facendo il loro gioco, rendendosi veicolo involontario e sconsiderato del terrore.
I due più grandi sbagli che si possono fare nel reagire alla barbarie di ieri a Parigi sono il reciprocare l'odio e il fanatismo di minoranze estremiste condannate in partenza al fallimento politico, e fare ulteriormente il loro gioco ingigantendo paura e senso di impotenza sotto l'egida dello scontro di civiltà.
Il problema centrale non è l'Islam, né il cristianesimo né il buddismo (ci sono anche assassini di queste fedi, e non sono irrilevanti quanto ad atrocità). La questione è nei metodi di prevenzione e di contrasto di azioni letali di piccoli gruppi che credono di giocare grandi giochi e non destabilizzano un bel niente. O al massimo sono servi sciocchi dei giochi e delle strategie più sporche dei loro avversari.
Non siamo in guerra contro nessuno e deponiamo le trombe sull'Occidente in pericolo. Trattiamo la malattia eversiva per quella che è, senza conferirle una grandezza distruttiva che è quasi del tutto mediatica, e che è esattamente ciò che l'anima terrorista va cercando.