Il Quotidiano della Calabria, 16 gen.2014
La lettera di Pino Arlacchi
Gentile Direttore, sto molto apprezzando la campagna aperta dal suo giornale sullo stato disastroso in cui versa l’area archeologica di Sibari. E sto anche notando la scarsa presenza, a tutt’oggi, della voce più autorevole in materia. Quella della Regione Calabria, nella persona, specialmente, del suo assessore alla cultura e del suo Presidente.
Ne comprendo le ragioni. Tacciono perché non sanno cosa dire. Dopo aver creato, assieme al sottoscritto ed a tutte le forze politiche regionali, lo strumento-chiave per risolvere il problema della mancata valorizzazione dell’ intera Magna Graecia calabra, e non solo di Sibari, lo hanno sabotato.
Mi riferisco alla società mista Regione-comuni denominata Progetto Magna Graecia, della quale sono stato Presidente fino a pochi giorni fa, creata nel 2011 con una legge regionale votata all’ unanimità. Progetto Magna Graecia avrebbe dovuto usare parte dei fondi europei gestiti dalla Regione e finalizzati proprio ad evitare che Sibari vada sott’acqua e tutto il resto in malora.
Progetto Magna Graecia sembrava nata sotto una buona stella. Doveva ricevere dalla Regione una dotazione iniziale di fondi che avrebbero consento l’ accesso ai grandi progetti europei ed a donazioni private in grado poi di renderla autosufficiente. Era stata concepita secondo un profilo di trasparenza e di buongoverno che intendeva voltare pagina rispetto alle squallide esperienze delle società partecipate dalla Regione Calabria.
Prodotta da una legge bipartisan, con Presidente ed amministratori senza compensi né gettoni di presenza, con un comitato scientifico di alto profilo e un’agenda proiettata verso l’ internazionalizzazione delle attività, a partire dall’ iter per il riconoscimento della Magna Grecia calabra come patrimonio dell’ umanità con il sigillo UNESCO, la società era partita organizzando una mostra al Parlamento Europeo sui tesori della Magna Grecia che aveva riscosso grande successo.
Ma si è trattato di una falsa partenza. La vicenda della società lungo l’ ultimo anno è consistita in una catena di delusioni, ridimensionamenti, ritardi e disinteresse finale da parte delle autorità regionali che mi hanno costretto nel settembre scorso a chiederne lo scioglimento, fissato per la fine di questo mese.
Non sono riuscito a ricevere neppure una lettera di risposta dal Presidente e dall’ assessore alla cultura circa la posizione ufficiale della Regione.
Ma il mio ottimismo della volontà, e la mia testardaggine calabra, mi spingono a pensare che l’ appuntamento tra la Calabria e le sue potenzialità è solo rimandato. Continuiamo a combattere insieme.