(AGENPARL) - Roma, 28 feb -«Anche l’acquisto di 90 caccia F-35 invece di 130 da parte dell’Italia è uno spreco intollerabile in questo momento di austerità e di calo del reddito e dell’occupazione. Il governo Monti, che ha avuto il coraggio di rinunciare alle Olimpiadi a Roma, abbia anche quello di dare il buon esempio nel taglio della spesa militare», dichiara in una nota Pino Arlacchi, europarlamentare, responsabile sicurezza internazionale del PD. «Gli F-35 sono una spesa inutile, frutto di una visione anacronistica della difesa nazionale, e motivabile solo nei termini di un atto di ossequio alle esigenze del complesso militare-industriale americano (la Lockheed colpisce ancora!)», continua Arlacchi, autore di un recente studio sul miglioramento della sicurezza internazionale.
« L’acquisto degli F-35 va contro le politiche di difesa di lungo periodo dell’Unione Europea, sempre più orientate verso la riduzione della spesa militare e verso soluzioni non militari dei conflitti. E contraddice anche gli indirizzi più recenti dell’intervento dell’Italia nelle zone di conflitto. Le nostre forze armate si stanno specializzando nelle operazioni di mantenimento della pace, ottenendo riconoscimenti significativi dalle popolazioni vittime di guerre civili e dai grandi organismi internazionali. Per queste operazioni – ribadisce Arlacchi- non sono necessari armamenti di estrema letalità come i cacciabombardieri, i carri armati e le navi da guerra».
« L’Italia e l’Europa godono dei vantaggi di un contesto internazionale sempre più pacifico e sicuro, dove le minacce militari diminuiscono costantemente, e dove bisogna attrezzarsi per fronteggiare sfide molto più insidiose come la criminalità economica, le mafie, la corruzione e le stesse crisi finanziarie che sono diventate la causa primaria dei conflitti e dell’instabilità. Buttare via 14 miliardi di euro per un aereo che non servirà a nulla è un atto di irresponsabilità. La decisione sui 90 F-35 va cancellata. Aderisco senza riserve alla campagna lanciata dal Tavolo della Pace», conclude Arlacchi.