(ANSA) - L'Aquila, 29 nov. 2013 - "Il colpo che Giovanni Falcone, insieme a Paolo Borsellino, ha inferto a Cosa Nostra è stato decisivo. La mafia terroristica, la mafia del sangue e della violenza è stata sconfitta. Purtroppo, però, sopravvive sotto forme più insidiose, ma ha dovuto rinunciare al suo progetto di sfida diretta allo Stato". Così Pino Arlacchi, sociologo, ex Vice Presidente della Commissione Antimafia ed ex Vice Segretario Generale ONU, all'Aquila al Convegno "Che cosa significa essere europeo? Giovanni Falcone e il contributo dell'Italia alla legalità internazionale"
"Provenzano è rimasto nascosto così a lungo perché lo Stato era pervaso di complicità con la mafia, non si voleva fare lotta alla mafia. Il grande contributo di Falcone e Borsellino per un'intera generazione di magistrati e uomini di legge è stato rompere questa complicità. Una parte dello Stato è riuscita in certi momenti anche a vincere la lotta contro la mafia, togliendo consenso alla mafia perché la sua forza principale, in passato, era la popolarità, il fatto che la gente in Sicilia, in Calabria e nel resto del Sud la ritenesse un'espressione giusta e valida della cultura e dei sentimenti popolari". Per Arlacchi, "tutto questo è andato in pezzi, è stato distrutto dall'azione più che decennale di questi uomini di legge, accompagnati però dalla società civile".
"Ci sono state tante persone, che nessuno oggi ricorda, che facevano il loro dovere e sono state uccise dalla delinquenza mafiosa e dalla politica corrotta. Alla fine, però, un risultato l'hanno portato: oggi la mafia - ha aggiunto Arlacchi - è sulla difensiva, abbiamo un grande problema di corruzione pubblica collegata con la mafia, una mafia diventata più nascosta e più insidiosa, più sommersa".