l'Unità, 26 giu. 2011
L'analisi di Pino Arlacchi
Uno dei modi più intelligenti per celebrare il 26 giugno, la giornata mondiale antidroga istituita dall’ONU 25 anni fa, è di visitare il sito dell’UNODC ed immergersi nella lettura del Rapporto mondiale sulla droga pubblicato proprio in questi giorni (www.unodc.org). Data la quantità di disinformazione in materia, una riflessione sui dati prodotti da questa fonte farà bene a chiunque la esplori. Perché?
Tanto per cominciare, non si tratta di un documento qualsiasi, ma dell’unica sintesi esistente sul consumo, la produzione, il traffico e il contrasto di ogni genere di droga in ogni parte del pianeta. Una sintesi che non ripete semplicemente le cifre fornite dai governi, ma le controlla e le rielabora criticamente. Un lavoro di squadra fatto da esperti di alto livello che cercano di capire come vanno le cose allo scopo di cambiarle verso il meglio.
Non troverete in questo Rapporto i luoghi comuni sulle politiche antidroga. La retorica del proibizionismo e dell’antiproibizionismo non vi trova alcun spazio. Troverete un quadro a luci e ombre, dentro una visione progressiva, fiduciosa, delle possibilità di farcela nello scontro con quella che è una delle violazioni più gravi dei diritti umani: l’abuso delle sostanze stupefacenti che uccidono ogni anno tra le 100mila e le 200mila persone, e che alimentano corruzione e criminalità su scala globale.
Luci ed ombre. Dati incoraggianti, che il largo pubblico ignora data la preferenza dei media, delle polizie e di alcuni governi e partiti per l’allarmismo e la paura su cui far crescere ascolti, budget e misure repressive. E dati frustranti, che mostrano la lentezza dei progressi in un campo nel quale si potrebbe camminare più spediti.
Ma nel Rapporto 2011 le novità positive sono molte, trainate da quella di maggiore rilievo: la conferma che il trend di declino della droga di gran lunga più pericolosa, l’eroina, continua vigoroso. E la conferma che la stabilizzazione del consumo mondiale della seconda sostanza più dannosa, la cocaina, prosegue anch’essa dopo il picco del 2007 in Europa. D’altra parte, i consumatori americani hanno indicato la strada: divoravano quasi 700 tonnellate di cocaina nel 1988, contro 157 nel 2009. Scende anche il numero dei paesi dove si coltivano le materie prime, l’oppio e la coca. Diminuiscono gli ettari coltivati. Diminuisce la produzione. Crollano i prezzi.
Le statistiche sulle coltivazioni illecite sono diventate molto più precise grazie alle osservazioni satellitari giunte alla portata dei singoli paesi dopo la rottura del monopolio CIA su di esse. Esse ci dicono che dai 257mila ettari di papavero da oppio coltivati nel mondo nel 1996 si è passati a 195mila, gran parte dei quali concentrati in un solo paese, l’Afghanistan. Stesso trend per la coltivazione di coca in America Latina, scesa da 220mila a 149mila ettari tra il 1999 e il 2010, e concentrata in Colombia e Perù.
Ma uno dei dati più cruciali del Rapporto, su cui occorrerà riflettere bene perché di portata sconvolgente, è lo sgonfiamento drastico del fatturato di questi mercati illeciti nel corso degli ultimi vent’anni a causa della stagnazione della domanda e della discesa dei prezzi. Cosa è successo?
E’ accaduto che nei due mercati più grandi del pianeta, l’Europa e gli USA, il prezzo di una dose di eroina o di coca venduta al minuto è oggi tra il 70 e l’80% più basso del suo valore del 1990. Un grammo di eroina costa oggi in Europa 52 euro contro i 212 di un ventennio addietro. E un grammo di coca ne costa 61 contro 144 nel 1990.
I prezzi sono crollati perché la domanda di droghe pesanti, nei paesi sviluppati, è rimasta costante o è diminuita, mentre la globalizzazione dei trasporti e delle comunicazioni rendeva più facile l’accesso all’offerta. Contemporaneamente, l’aumento di efficienza delle forze di polizia ha fatto crescere di due-tre volte le quantità di partite illecite sequestrate (per la cocaina si è arrivati alla metà del prodotto finito) aumentando i rischi dei trafficanti più grandi e deflazionando l’intero mercato. I grandi cartelli sono spariti, dalla Colombia alla Russia ai Balcani, e sostituiti da gruppi più piccoli, agili, poco visibili e molto meno violenti. Networks più che gerarchie. Che hanno rilanciato la sfida a un livello più complesso.
Vedremo come rispondere a questa mossa delle forze del male, ma la partita è aperta più che mai.
Siamo comunque ben lontani, come si vede, dal quadro disperato irresponsabilmente dipinto dai giornali e dalle televisioni quando trattano di droga. Certo, il Rapporto ONU elenca anche molti lati oscuri, il più preoccupante dei quali è la nascita negli ultimi anni di un terzo grande mercato illecito, quello della Federazione russa, invasa dall’eroina afghana ed afflitta da una criminalità centro-asiatica ben attrezzata e ben protetta politicamente. Ma la Russia può giovarsi dell’esperienza europea nella riduzione della domanda, e in particolare di una tra le più efficaci del continente, che è proprio quella dell’Italia.