Pino Arlacchi sarà a Cetraro per l'iniziativa culturale dedicata a Giovanni Losardo.
La Gazzetta del Sud, 10 mag. 2012
dj Tiziana Ruffo
«Da più di trent'anni non cessiamo di onorare la memoria di Giovanni Losardo, diventato un simbolo della lotta alla violenza e alla malversazione pubblica, molto tempo prima delle stragi di Capaci e via D'Amelio».
Inizia così la prefazione del sociologo Pino Arlacchi alla tesi di laurea di Annalisa Ramundo, che il Laboratorio Losardo presenterà nell'ambito della X edizione del premio internazionale Giovanni Losardo, il 2 giugno, al teatro comunale di Cetraro.
«Uomo di stato e di cultura, Giovanni era un nemico naturale dell'illegalità. Militante di una sinistra che in Calabria e nel paese si batteva per una società più libera e giusta, amministratore di un comune, Cetraro, al tempo campo di battaglia tra una delinquenza organizzata in piena crescita e un contesto istituzionale e sociale ancora esitante nella sua opposizione ad essa, Giovanni non ebbe alcun tentennamento nella scelta di campo».
La sua fine, come precisa Arlacchi, fu dettata dalla ferocia mafiosa. Un ruolo, però, fu giocato anche «dalle reticenze, complicità ed omissioni degli apparati pubblici cui Losardo stesso apparteneva».
Alla memoria di Losardo il comune di Cetraro ha dedicato nel corso degli anni, una serie di tributi.
Tra le iniziative culturali più qualificanti Arlacchi segnala il premio Losardo, un evento culturale di prima grandezza, la cui rilevanza cresce di anno in anno, rafforzando il suo profilo di appuntamento in cui le forze della legalità e della cultura ritrovano le ragioni della loro duratura alleanza. «Grande merito - secondo il noto sociologo - va riconosciuto al Laboratorio sperimentale Losardo, guidato da un intellettuale di eccezionale levatura come il prof. Gaetano Bencivinni, che da quasi un decennio organizza fatti di cultura indirizzati soprattutto ai giovani, e che ha recentemente allargato i suoi orizzonti verso la dimensione internazionale istituendo un apposito premio, patrocinato dal Parlamento Europeo».
Molta strada e' stata percorsa da quel tragico 21 giugno 1980, quando Giovanni Losardo venne assassinato.
Il fatto stesso che le nuove generazioni continuino ad occuparsi di questo delitto impunito conferma la bontà del prezioso lavoro svolto dall'ampio movimento democratico che ha saputo dire "no" al dominio mafioso, all'illegalità, ad ogni forma di violenza.
La tesi sul "Caso Losardo" è impreziosita da una robusta introduzione di Raffaele Losardo, il quale, riprendendo un pensiero di Peppino Impastato, sviluppa il fecondo rapporto tra la bellezza e l'etica. «La bellezza - avvertiva l'eroe dei cento passi - è importante più della lotta politica, più di mille manifestazioni, più della lotta di classe.
In altri termini, come chiosa Raffaele, "la bellezza implica la perfetta fusione di etica ed estetica». Non a caso il Laboratorio, di cui Raffaele è presidente onorario, ha tra i suoi obiettivi quello di trasmettere alle nuove generazioni il gusto per la bellezza della legalità.