1. I dati diffusi di recente dal Viminale sono scioccanti, e possono lasciare di stucco le Cassandre che imperversano nella vita pubblica italiana. La criminalità più violenta in Italia è continuata a diminuire anche quest’anno, dopo aver toccato nel 2016 il suo minimo storico di 397 omicidi.
Sono 0.65 morti violente per ogni 100mila abitanti. E’ un dato tra i più bassi del mondo, ed esprime un trend solido, che dura ininterrotto da venticinque anni. Senza che alcuno vi abbia prestato la minima attenzione.
Tanto per dare un’idea, nel 1991 si verificarono quasi 2.000 uccisioni, 1.136 delle quali nel triangolo criminale Campania-Sicilia-Calabria, regioni dove l’ ultraviolenza arrivò a superare i livelli di luoghi-simbolo come New York e Chicago.
La violenza più grave – quella della criminalità organizzata, dei furti e delle rapine col morto, delle vendette, delle liti e degli odi familiari più estremi – ha subito in Italia un crollo epocale. E’ decresciuta costantemente al Nord come al Sud, nelle metropoli e nelle province, all’ interno dei generi, dei ceti e delle classi - in un paese che nonostante tutto ha continuato ad incivilirsi invece di incanaglirsi.
Non siamo mai stati così sicuri, soprattutto nelle città più grandi. Roma, Genova, Milano, ma anche Palermo, Catania e perfino Napoli hanno visto crollare la violenza letale a livelli mai conosciuti, e notevolmente inferiori, nelle città del Nord, a quelli riscontrabili a Parigi, Londra, Bruxelles e vari altri contesti.
La violenza contro le donne è in Italia la più bassa d’ Europa. Se avete dei dubbi leggetevi l’ analisi di Dalla Zuanna-Minello su “il Foglio” del 27 agosto. I delitti di mafia in Sicilia si sono quasi azzerati, e nel 2016 solo 46 persone hanno perso la vita, in Italia, a causa di conflitti familistici e passionali che qualche decennio addietro avrebbero lasciato sul terreno centinaia di vittime.
Il progresso civile dell’ Italia sembra inarrestabile. Ha superato un decennio di crisi economica, e si è svolto, per giunta, in parallelo ad una ondata migratoria anch’ essa senza precedenti.
2. Il declino della violenza criminale è iniziato proprio quando la popolazione residente nata all’ estero ha iniziato a salire impeetuosamente, aumentando di quasi venti volte, da 340mila individui del 1991 ai quasi 6 milioni di oggi. Nessun altro grande paese europeo ha dovuto affrontare un terremoto di tale portata in un così breve arco di tempo.
Un esercito di svariati milioni di giovani maschi provenienti da quasi ogni parte del pianeta, candidati naturali al disadattamento e alla protesta violenta, si sono stabiliti in Italia in modi sostanzialmente pacifici. Essi hanno smentito i profeti di sventura che li vedevano protagonisti di una grande impennata della delinquenza, e non hanno riempito i vuoti creati nei piani alti della malavita dall’ offensiva antimafia post-Capaci e Via D’ Amelio.
Un’ infima minoranza di nordafricani e latinoamericani è entrata, evvero, nelle reti di distribuzione delle droghe mentre albanesi e romeni importavano giovani prostitute e altri si dedicavano agli scippi ed ai furti.
Ma non si sono formati cartelli criminali in grado di sostituire Cosa Nostra, e la strada della delinquenza non è riuscita, in fin dei conti, ad attrarre numeri significativi di immigrati. Ciò marca una grande differenza con l’ epoca d’oro delle mafie nell’ America del primo Novecento.
Non siamo in balìa delle mafie di stranieri immigrati per due ragioni principali. Da un lato la crescita di efficienza delle nostre forze di polizia lungo gli stessi anni ’90 ha chiuso gli spazi per la nascita di gruppi criminali in grado di agire su vasta scala.
Dall’ altro, questo contingente di emigrati è composto in larga parte da soggetti che nutrono poca simpatia verso il crimine organizzato perché già vittimizzati dalle mafie dei paesi di origine, e perché sfruttati ferocemente dai trafficanti di esseri umani che li perseguitano talvolta anche dopo il loro arrivo in Italia. Le loro drammatiche storie di vita contengono spesso una rottura e una esclusione dalle trafile corruttive e del malaffare dei luoghi di provenienza.
3. E’ anche per queste ragioni che la società italiana è stata capace di assorbire la colossale ondata migratoria degli ultimi venticinque anni senza odiare, ghettizzare, creare nemici e scontri di culture e civiltà. La quota di migranti – in prevalenza irregolari - che ha scelto la strada della criminalità non è stata alimentata, in Italia, da una diffusa discriminazione sociale.
Il trend depressivo della violenza e la spinta verso l’ incivilimento, che sono universali, hanno potuto così dispiegarsi anche nel nostro Paese. Incarnandosi nel solidarismo laico e cattolico, e in una sinistra politica che su questo tema ha mantenuto una posizione univoca.
Consentendo ai governi Renzi-Gentiloni di costruire una strategia verso l’ immigrazione la cui eccellenza viene adesso riconosciuta in tutta Europa.
Certo, tutto ciò non piace agli imprenditori della paura, che non sono solo i Salvini e l’ estrema destra, ma anche un certo mondo della comunicazione che batte la grancassa del populismo producendo a getto continuo mostri, allarmi e catastrofi inesistenti, facendoci perdere la fiducia in un mondo più decente.
Pino Arlacchi 5 Settembre 2017