I "gangster delle vele" - Intervista a Pino Arlacchi

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"Scampia è un'isola di emarginazione e disastro urbano, la repressione non basta: servono progetti di recupero"

Cronache di Napoli, 30 ott. 2012

Intervista di Ciro Giugliano

Onorevole Arlacchi, quanto la repressione nei confronti delle organizzazioni malavitose può avere efficacia senza una radicale permeazione del territorio da un punto di vista sociologico? E quanto la stessa conformazione geoarchitettonica (le Vele di Scampia e i rioni dormitorio di Secondigliano) dei quartieri in cui si combatte la nuova faida per il controllo della droga può influire su una 'deviazione' sociale che porta nei 'serbatoi' delle stesse cosche nuovi affiliati o fiancheggiatori?

«La repressione risolve nell’immediato, ma a lungo termine contano fattori diversi, quali per esempio la fine della segregazione abitativa, i programmi mirati di aumento dell’ occupazione e dell’ associazionismo giovanile. Ho già detto in varie sedi che nel caso di Secondigliano e di Scampia siamo in presenza di situazioni di gangsterismo urbano collegate alla camorra abbastanza atipiche. Scampia è un isola di emarginazione e disastro urbano che continua a produrre un numero sproporzionato di giovani disposti a mettere a rischio la vita propria e  quella altrui a prezzi molto bassi o in cambio di nulla più che di una integrazione fittizia dentro un gruppo. Il serbatoio di killer, reali e potenziali, si è grandemente ridotto negli ultimi trent’anni in tutto il Sud. Ciò ha fatto diminuire le perdite umane delle guerre criminali, ma ci sono eccezioni come Secondigliano e Scampia».

Droga a basso costo e discount degli stupefacenti (dosi di cocaina vendute anche a 10 euro rispetto ai 24 euro del resto d'Italia). L'area nord si è affermata come un vero e proprio supermarket della vendita al dettaglio di droga a livello europeo. Ma quali sono i canali privilegiati dei camorristi di Secondigliano e Scampia che consentono l'accesso ai grandi carichi di droga?

«Droga a basso costo significa un mercato sempre più miserabile, ma anche di più facile accesso. I canali di importazione all’ingrosso delle droghe dei mercati napoletani non sono più due o tre come 30 anni fa, ma molteplici. Ne conosciamo solo alcuni, anche perché le reti di distribuzione si sono moltiplicate, e molto più difficili da investigare anche per la polizia».

Quali sono le rotte storiche di importazione degli stupefacenti e, se ce ne sono, quali sono le nuove rotte?

«La rotta storica principale è quella che parte dall’ Afghanistan, passa dalla Turchia e dai Balcani e raggiunge l’ Europa occidentale. Ed è sempre quella. Ma ci sono nuovi canali dall’ Africa che riguardano soprattutto la cocaina. Per le droghe leggere è il NordAfrica che fa la parte del leone».

In cosa differisce la camorra napoletana rispetto all'incidenza sul territorio di 'ndrangheta e mafia?

«La camorra è sempre stata più fluida,irregolare e complessa, a causa della componente gangsteristica creata dall’emarginazione urbana. Le forze di polizia se la cavano bene quando hanno di fronte gruppi ben organizzati, che possono contrastare grazie agli archivi, le indagini bancarie e le leggi antimafia. Per i gangster urbani il discorso è differente. Molti sono sconosciuti agli inquirenti. C’è molto turnover nelle bande, che si aggregano e disgregano facilmente».

Si è abbassata l'età dei reggenti delle organizzazioni malavitose di Secondigliano, Scampia e i comuni dell'hinterland a nord di Napoli. Proporzionalmente sono cresciute la violenza e l'efferatezza, tanto da coplpire persino persone innocenti e slegate dal contesto criminale. Quanto il tramonto dei 'grandi capicosca' e l'avvento dei baby boss ha cambiato il volto delle organizzazioni e il volto delle stesse faide?

«Il numero crescente di persone innocenti che vengono uccise è legato a quanto detto sopra. Gli errori nelle esecuzioni e nelle sparatorie sono tipici di gente poco addestrata, poco professionale, che spara senza sapere bene cosa fa, che assume spesso droghe e che in certi casi lavora part-time. Una volta identificata, d’altra parte, questa stessa gente collabora più facilmente con gli inquirenti, ed accelera il ricambio ai vertici delle cosche, cioè il caos generale».

La mobilitazione di persone che si è notata per l'ultimo omicidio di un innocente a Marianella (Pasquale Romano), con fiaccolate e manifestazioni, ha visto coinvolti principalmente cittadini residenti nella zona in cui è avvenuto il delitto o provenienti dal comune di origine della vittima. Se fosse accaduto in un altro quartiere, come Vomero o Chiaia, zone della cosiddetta 'Napoli bene', la mobilitazione sarebbe stata del solo quartiere o dell'intera città o addirittura dell'intera nazione?

«Si è vero. E’ triste ammetterlo, ma è così. La vita umana non ha lo stesso valore nel centro e nella periferia della stessa città. Ma non dobbiamo mai stancarci di denunciare questo fatto odioso».

Qual è lo stato di salute del Pd campano?

«Cosa c’entra il PD? Stiamo parlando di criminalità. A parte gli scherzi, non conosco abbastanza i fatti interni al partito in Campania per rispondere. E devo aggiungere che non sono neanche molto interessato al tema. Se invece di parlare solo di posizionamento politico parlassimo più di cosa fanno i rappresentanti politici nelle istituzioni in cui lavorano, sarebbe un gran passo in avanti. Il modello da seguire è quello del sindaco di Salerno,Vincenzo De Luca, un uomo politico che è noto per quello che ha fatto e non per le sue comparsate nei media o per i suoi bluff populisti. De Luca ha compiuto una missione impossibile costruendola giorno dopo giorno lungo l’ arco di quasi venti anni. Ha trasformato una città alla sbando, sporca,povera,violenta e demoralizzata in un pezzo di Europa. Il mio amichevole invito a Gigino De Magistris è quello di andare a lezione da De Luca, parlare meno e lavorare di più per la sua città».

 

 

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