Sicurezza: due pesi e due misure

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Pubblico il video ed il testo di una mia intervista in tema di sicurezza e informazione nel nostro Paese.

Testo dell'intervista

D. Martinelli: Pino Arlacchi, in tema di legalità, l'Europa spesso emette sentenze che condannano l'Italia perché non rispetta determinati parametri o certe leggi, che invece dovrebbe rispettare. Sotto questo profilo della legalitàl'Europa come vede l'Italia?

P.Arlacchi: Come un fanalino di coda. Per lo standard di legalità che esiste a livello europeo. Non solo le condanne della Corte europea per i diritti dell'uomo, ma anche il fatto che nel nostro paese gli standard elementari di democrazia sono carenti. Il fatto macroscopico è che abbiamo un conflitto di interessi devastante con Berlusconi presidente del Consiglio e proprietario di Mediaset, abbiamo un continuo danno ai diritti di legalità dei cittadini, abbiamo sentenze lunghissime, un sistema giudiziario che non funziona e che costa moltissimo. Lei pensi soltanto che la Francia spende la stessa cifra che spendiamo noi, sette miliardi di euro per mantenere il sistema giudiziario, ma in Francia un processo dura poco, in Italia dura anni.

Abbiamo una situazione drammatica che riguarda lo standard e gli strumenti a disposizione delle forze dell'ordine per fare indagini più elementari, un governo che sta distruggendo lo strumento delle intercettazioni telefoniche, fondamentale per fare indagini contro la grande e contro la piccola criminalità. Sta venendo, di fatto, scippato ai magistrati inquirenti. Abbiamo l'intero pianeta della giustizia che non funziona per i potenti perché garantisce loro una pressoché completa impunità, e funziona solo nei confronti dei poveri e dei disgraziati. Basta vedere chi sta in carcere oggi.

Abbiamo poi un'opinione pubblica completamente drogata, con un'agenda falsa dei problemi del Paese, in cui si parla soltanto di stupri, di criminalità comune come se ci fosse un'ondata dilagante di criminalità, quando la realtà è esattamente opposta.
Abbiamo un a diminuzione della criminalità violenta nel nostro Paese che dura da venti anni.

Abbiamo una flessione degli omicidi che sfiora l'ottanta per cento.

Abbiamo una diminuzione anche di piccoli reati come gli scippi, furti d'auto che si aggirano attorno al settanta per cento.

Abbiamo una situazione, che è anche europea e internazionale, che è una flessione degli standard di criminalità, e una televisione, oltre che una carta stampata, che dedica pagine intere, o ore intere, di trasmissione a fatti che sì esistono e che non vanno sottovalutati, ma che comunque non sono sicuramente emergenze o fatti dilaganti, si invita la caccia allo straniero, ora c'è la caccia al romeno e a chiunque sia un immigrato che viene identificato come un criminale.

Tutto questo c'è solo in Italia! Non c'è un solo Paese europeo in cui ci sia un'ondata di populismo demagogico e falso come quello che esiste nel nostro Paese, e questo perché? Per evitare che la gente rifletta sui suoi problemi veri.

D. Martinelli: Forse si rifà al fatto che negli Stati Uniti per Madoff sono stati chiesti 150 anni di carcere per aver fatto quello che ha fatto Calisto Tanzi in Italia, che invece a quanto pare patteggia?

P.Arlacchi: Esatto. Processi su fatti assolutamente banali, di ordinaria criminalità, non si parla dei processi di mafia, non si parla dei processi di corruzione. La sentenza per l'omicidio Fortugno, vicepresidente della Regione Calabria assassinato alcuni anni fa, non c'era nessuno. La televisione ne ha parlato in un piccolo servizio, la stampa l'ha buttata lì in maniera distratta perché erano troppo occupati a parlare delle fesserie che avvengono sul processo di Garlasco o su quello di Cogne. Questa è l'Italia di oggi.

Guardi io non sono tra quelli che credono che la maggioranza degli italiani sguazzi nell'illegalità ed è felice, e questo è quello che Berlusconi, ma anche altri, ci vogliono far credere. Che loro rappresentino la volontà o gli interessi della maggior parte degli italiani. Non è affatto così. Loro rappresentano gli interessi di diversi milioni di italiani, che sono comunque una minoranza in un paese di 60 milioni di abitanti, che sguazzano sì nella delinquenza e nell'illegalità perché ci campano sopra, o nell'evasione fiscale, o nella corruzione e nella distribuzione delle risorse pubbliche. Sono milioni di persone che non sono da sottovalutare quanto a numero, ma non sono la maggioranza degli italiani. Semmai la maggioranza degli italiani è vittima di questo sistema, perché non riceve i servizi pubblici necessari, perché trova le sue risorse, le tasse che paga, buttate via in quanto poi molti servizi non vengono corrisposti dallo Stato.

Questa è la maggioranza degli italiani che soffre, che paga e che vede negati i suoi diritti.

Noi dobbiamo cercare di rappresentarla questa maggioranza, invece di dire che dentro tutti gli italiani c'è un piccolo Berlusconi.

 

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