Calabria, Anno Giudiziario, Arlacchi: "Se la malavita cambia dobbiamo farlo pure noi"

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Il parlamentare europeo spiega come si è evoluta la criminalità organizzata.
«Gli omicidi di mafia sono crollati negli ultimi vent'anni. Ora la mafia è diventata invisibile»

l'Ora della Calabria, 26 gen. 2014

di Annalia Incoronato

«La lotta contro la criminalità organizzata è una partita a scacchi. Loro fanno una mossa, noi ne facciamo un’altra e loro fanno la contromossa». Pino Arlacchi oggi è parlamentare europeo ma nella sua carriera professionale ha visto da vicino e analizzato la criminalità organizzata. Ricorda con orgoglio che la legge Pio La Torre, con la quale è stata data la possibilità di aggredire i patrimoni illegali, parte da un suo studio. Tornando all’attualità, l’ultima strategia che i gruppi criminali italiani hanno messo in atto «è stata ridurre al minimo la violenza o la minaccia dell’uso della violenza, infatti gli omicidi di mafia sono crollati negli ultimi vent’anni. Agli inizi degli anni ’90 c’erano 700 omicidi mafiosi in Italia, adesso ce ne sono meno di 100 all’anno, a riprova della loro contromossa. La mafia si è inabissata, è diventata meno visibile e violenta ma più pervasiva».

L’espansione sul territorio è preoccupante perché nel frattempo la criminalità ha cambiato veste. «Questa afferma Arlacchi è una mafia sempre più colletto bianco, formata con gente di sempre più elevato livello di istruzione che gestisce in modo molto più efficiente del passato le attività lecite e illecite della mafia». E’ nell’economia che si nota una pervasività più profonda e che incide anche sul tessuto sociale. «La mafia si è allargata a zone dell’economia lecita ancora più vaste e questo rende ancora più difficile applicare gli strumenti tradizionali». Per esempio, «il sequestro dei beni si può fare anche contro soggetti che non sono stati condannati, e viene fatto in larghissima parte dai Tribunali di prevenzione. Questo strumento si può usare nei confronti di un criminale ma nei confronti di questi nuovi criminali sono inefficaci. Bisogna pensare alla contromossa adeguata ai cambiamenti che la mafia ha fatto».

 

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