Tsipras, Arlacchi: "Il mondo sta con lui. Ecco le ragioni politiche, etiche ed economiche"

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Roma, 7 feb. 2015

di Pino Arlacchi

Uno schieramento larghissimo, che va dai premi Nobel ai maggiori economisti, di destra e di sinistra, sta dalla parte di Tsipras e della Grecia.
Da Stiglitz a Piketty, a Jeffrey Sachs e a Martin Wolf, capo economista del Financial Times, si è formato un consenso sul fatto che la crisi greca è stata creata in larga misura dalle politiche sbagliate e immorali della Troika, e che il programma di Syriza è l'unica via di uscita realistica non solo dalla catastrofe in cui è piombato il popolo greco ma anche dalla deriva antidemocratica in cui è finito il progetto europeo.

Molti sottolineano che i creditori hanno l' obbligo di prestare i soldi in modo responsabile, e se non lo fanno è giusto che paghino. I fondi dellaTroika - dice Wolf, personaggio non esattamente di sinistra - non sono stati usati per salvare i cittadini greci ma per ripianare le perdite delle banche tedesche e francesi che avevano fatto prestiti sconsiderati al governo e alle banche greche.
Le perdite dei privati - dice Stiglitz - sono state trasferite alle istituzioni pubbliche europee. Per questa ragione è l' Europa e non la Grecia che dovrebbe sopportarne gli oneri.
I tedeschi sostengono che il rimborso di un debito è un obbligo morale. Ma la Germania, aggiunge Sachs - un altro pericoloso estremista - si "meritava" forse la cancellazione del 50% del suo debito e il Piano Marshall? No. Ma ne aveva bisogno per far ripartire la sua economia. E per restare un paese democratico, dove i cittadini non sgobbano per una generazione per pagare debiti odiosi, effetto di scelleratezze, soprusi e irresponsabilità passate.
In un paradossale rovesciamento delle parti, sono i partiti della sinistra radicale come Syriza in Grecia e Podemos in Spagna che stanno indicando al progetto europeo una via d' uscita ragionevole e moderata dal disastro economico e politico prodotto finora dall' "estremismo di centro" dei grandi partiti di centrodestra e centrosinistra. La via d'uscita si basa su un grande programma di investimenti pubblici e su una ristrutturazione controllata del debito.

 

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