Diario di Kampala

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A Kampala in missione in pace

di Pino Arlacchi

Roma-Kampala, 28 mag. 2010

Sono in viaggio verso Kampala, Uganda, dove rappresenterò assieme ad altri quattro deputati il Parlamento Europeo in un evento che potrebbe assumere una rilevanza storica, se finirà come tutti i sostenitori della pace si stanno augurando.

Si tratta della Conferenza di revisione del Trattato di Roma, che ha istituito la Corte penale internazionale dodici anni fa. La Corte ha rappresentato un grande progresso per i diritti umani globali perché ha istituito il principio della responsabilità penale individuale per quattro mega-crimini: il genocidio, i crimini di guerra, quelli contro l’ umanità e il crimine supremo, quello di aggressione contro uno Stato sovrano.

Ma mentre nel 1998 si è raggiunto l’accordo per dare alla Corte piena giurisdizione sui primi tre delitti, sul reato di aggressione si è deciso di rimandare il compito della sua definizione e punizione ad una Conferenza successiva, quella che si aprirà appunto a Kampala. Il crimine di aggressione, in altre parole, è presente nello Statuto della Corte come una sua competenza fondamentale, ma non è diventato operativo a causa del dissenso tra i 120 paesi sottoscrittori del Trattato di Roma, o meglio, tra la maggior parte di loro e un pugno di grandi potenze, alcune delle quali (USA, Cina, Russia e India) non hanno neppure firmato il Trattato stesso.

Non è un caso che le grandi potenze si siano opposte, ed abbiano mantenuto la loro opposizione fino ad oggi, e stiano attivamente manovrando, dall'interno e dall’esterno dell’Accordo, per scongiurare l’approvazione dell’emendamento che renderebbe punibili i singoli governanti, gli individui concreti, e non solo gli Stati che si macchino del crimine che provoca più lutti di ogni altro: l’invasione, il bombardamento, il blocco navale e terrestre di un altro paese senza ragioni di autodifesa e senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza all’uso della forza.

Informerò più avanti i lettori del sito degli schieramenti che si sono formati a questo riguardo, e di come intendo muovermi assieme ai miei colleghi nel corso di una partita di grande respiro, la cui posta è molto vicina all’abolizione della guerra, alla proibizione legale dei conflitti armati per mezzo della leva molto potente della responsabilità individuale degli aggressori, individuata per la prima volta nel 1945, nel processo di Norimberga ai gerarchi nazisti.

Pino Arlacchi

 

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