Afghanistan: Arlacchi, bombe non risolvono nulla. Irrealistico ritiro 2011

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Giovedì all'europarlamento presenta la Nuova Strategia dell'Ue

Bruxelles, 12 ott.  2010- (Adnkronos) - "Le bombe non risolvono nulla", l'impegno italiano in Afghanistan "deve restare quello stabilito dal Parlamento, di una missione di pace", la data dell'estate del 2011 per l'avvio del ritiro è ne' più nè meno che "irrealistica". A due giorni dalla presentazione al Parlamento europeo della Nuova strategia dell'Ue sull'Afghanistan di cui è relatore -presentazione che coincide con il vertice ministeriale della Nato a Bruxelles - l'europarlamente del Pd (ex Idv) Pino Arlacchi ne delinea i punti fondamentali e commenta le ultime prese di posizione in Italia. Come quella, emersa all'indomani dell'uccisione di quattro
alpini nella valla del Gulistan, di dotare di bombe i caccia, per assicurare una maggiore protezione delle truppe sul terreno.

 

"Dal mio punto di vista - chiarisce Arlacchi, parlando con l'ADNKRONOS - è fondamentale che il nostro impegno in Afghanistan sia quello stabilito dal Parlamento, che la nostra rimanga una missione di pace e che a nessuno venga in mente di pensare che con le bombe si risolva qualcosa. Dopo dieci anni in cui bombardiamo tutto il bombardabile, con le forze internazionali che si sono rese
responsabili di stragi di civili, anche i militari chiedono un cambiamento o un alleggerimento, mentre l'Italia è  l'unico Paese che pensa di aumentare la capacità offensiva del nostro impegno e questo mi dispiace molto".
L'europarlamentare del Pd definisce poi "irrealistica" la data dell'estate del prossimo anno per iniziare il ritiro militare dall'Afghanistan, deadline che potrebbe essere annunciata al vertice della Nato del mese prossimo a Lisbona. "Bisognerebbe evitare di ipotizzare prospettive infondate", avverte Arlacchi, per il quale ci
vorranno "minimo due anni" prima che i militari stranieri possano lasciare l'Afghanistan, ovviamente a condizione di "mettere in piedi un buon programma di formazione della polizia".  E la formazione delle forze di sicurezza afghane è uno dei punti fondamentali della Nuova strategia dell'Ue, che dovrebbe essere votata il prossimo 9 novembre a Bruxelles dalla commissione Esteri dell'Europarlamento. Strategia la cui premessa è "il deterioramento della situazione complessiva del Paese negli ultimi dieci anni, della sicurezza e dei principali indicatori economici, e l'ammissione che sul piano militare c'è un impasse, perché i talebani non possono sperare di vincere sulle forze della Nato e altrettanto non può fare la missione Isaf", spiega l'europarlamentare.
Riconosciuta dunque la necessità di una strategia d'uscita da una situazione che può essere risolta militarmente, Arlacchi elenca i quattro punti del suo rapporto. Che comincia con la richiesta di riforma dell'aiuto internazionale, avendo accertato che "solo il 20% dei fondi destinati all'Afghanistan arriva davvero alla popolazione, a
causa di uno spreco e di un fenomeno corruttivo nella catena degli aiuti che non dipende soltanto dal solito governo afghano, ma è all"occidentale, meno visibile e sfacciato, più sofisticato".
Poi il processo di pace, con "un deciso sostegno al processo di riconciliazione interna tra il governo del presidente Karzai, che ha il diritto di scegliere il modo in cui uscire dalla crisi, e gli elementi dell'insurgency", sostiene l'europarlamentare, che individua nella formazione delle forze di polizia, "cruciale per il nostro ritiro", il terzo elemento della Nuova strategia. Su questo "si vanno facendo progressi - riconosce - soprattutto da quando è stato messo un limite alla piaga dei contractors, che sono più numerosi dei militari regolari, non rispettano regole di alcun tipo, uccidono e
torturano e non formano la polizia".
Il quarto elemento, in ultimo, è la fine della coltivazione di oppio, la cui produzione è tornata ai livelli precedenti il 2001, nonostante gli 1,6 miliardi di dollari spesi dalla comunità internazionale negli ultimi otto anni per le misure di lotta contro la
droga, conclude Arlacchi.
 

 

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