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Afghanistan, the EU and Wikileaks

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What the EU has done and what it should do

Thenewfederalist.eu, 14 gen. 2010

di Alessio Pisanò

What is the EU doing in Afghanistan? Nothing, according to some US cables revealed by Wikileaks. “2010 is the last chance we give to Afghanistan. No one believes in it any more”, said Mr Herman Van Rompuy over a coffee with an US ambassador in Brussels. Without any doubt this is a remarkable kick to diplomacy and politically correct. Either way Mr Van Rompuy expressed in few words what Europeans have been wondering about for months: what is the EU doing in Afghanistan? And some could even wonder why the EU accepted to go over there.

This question must be asked after the MEPs’ vote on Mr Arlacchi’s Report on Afghanistan hold in Strasbourg. The Chamber has backed with a great majority the report proposal to rethink the whole strategy in Afghanistan. As Mr Van Rompuy highlighted, the whole ’pacific’ mission has not led to the expected success. After billions of Euros spent and hundreds of lives lost, the pacification of the country is still far to be gained. MEPs agreed on acknowledging that the military intervention is Afghanistan has failed and security is completely at stake. Currently some 150,000 soldiers are in the country, and almost 32,000 come from European Member States who agreed to contribute to the mission after the 9/11 terrorist attack to the twin towers in New York. Today, after 9 years the authors of the attack are still unknown and the security in Afghanistan is precarious.

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Diplomazia degli errori

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l'Unità, 3 gen. 2010

L'Editoriale di Pino Arlacchi

Un problema di estradizione si può affrontare in molti modi, ma la strada scelta dal governo italiano sul caso Battisti è, tra tutte, quella che porta alla sconfitta più sicura. La strada demagogico-nazionalista, l’alzare la voce lanciando minacce poco credibili e messaggi offensivi a un governo, a un popolo e a un Paese tra i più amici come il Brasile non porta da nessuna parte.
Se avesse voluto davvero ottenere il rimpatrio del signor Battisti, senza aspettare l’ultimo minuto e l’esplosione del caso sui giornali, il nostro governo avrebbe dovuto fare tre cose: a) dare per tempo le opportune istruzioni alle macchine diplomatiche e giuridiche; b) ascoltare con attenzione e rispetto il punto di vista del governo brasiliano; c) sulla base di quel punto di vista, attivarsi per correggere sia la strategia tecnico-diplomatica sia la comunicazione.

 

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"Ma io dico: attenti ai moralizzatori"

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In merito alle polemiche di questi giorni all'interno del partito dell'IdV, riportiamo l'articolo di Bruno Tinti pubblicato nel suo blog all'interno del sito  "ilfattoquotidiano.it"

di Bruno Tinti

C’è una questione morale in Idv; così dicono De Magistris, Alfano e Cavalli. Scilipoti e Razzi “si sono venduti, quantomeno moralmente, in virtù di altri interessi rispetto alla politica e al bene pubblico”; e poi “Lo scandaloso caso Porfidia, inquisito per fatti di camorra” e “il fumoso Pino Arlacchi, che dopo essere stato eletto con l’Idv e solo grazie all’Idv, ha salutato tutti con un misero pretesto ed è tornato con le orecchie basse al Pd”. E Di Pietro deve fare qualcosa; e se non lo fa lui ci pensano loro, i moralizzatori: “Si faccia aiutare a fare pulizia. Ci lasci lavorare”.
Che vuol dire “ci lasci lavorare”? Qualche iniziativa dei moralizzatori è stata respinta da Di Pietro? Solo Di Pietro ha il diritto di affrontare la questione morale? O chiunque può “lavorare” (collaborare) per risolverla? Perché la “questione morale” si risolve con la collaborazione dei “morali”: tutti insieme identificano i “non morali” e li sbattono fuori. E questo è proprio ciò che è stato fatto in Idv. Ma forse “ci lasci lavorare” ha un altro significato: Di Pietro non è stato capace di risolvere “la questione morale” di Idv; si faccia da parte e “lasci lavorare” noi che invece siamo capaci assai. Se è così, va detto che la fiducia in se stessi è una bella cosa; la presunzione un po’ meno.

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«Io li conosco bene», Arlacchi spiega l’Idv

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Europa, 28 dic. 2010

di Rudy Francesco Calvo

De Magistris? «È di una superficialità sconcertante. Fa politica come ha fatto il magistrato, un sacco di chiasso senza alcun risultato». E Di Pietro? «Vuole un piccolo partito personale da controllare facilmente, ma le sue sono decisioni arbitrarie, spesso sbagliate, che inevitabilmente creano malcontento ». Secondo il sociologo Pino Arlacchi, eletto eurodeputato sotto le insegne dipietriste ma passato nelle file del Pd in polemica proprio con la gestione personalistica del leader di Idv, la dualità interna al suo ex partito è solo un’illusione creata dai media.

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Intoccabili Stati Uniti. Quando il diritto cede di fronte al potere

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l'Unità, 22 dic. 2010

Il dossier, di Pino Arlacchi

La Corte di Cassazione italiana ha chiuso il caso Calipari invocando un “difetto di giurisdizione”. Il soldato americano che ha ucciso il dirigente del SISMI in Iraq era coperto, secondo la Corte, da immunita’ diplomatica. La verità  è che l’unico difetto di giurisdizione in questo caso è stato quello dello Repubblica italiana nel suo complesso di fronte all’ Impero americano e alla sua pretesa di giurisdizione universale.

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Per uscire dalla guerra Bruxelles ha un “piano b”

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Terra, 18 dicembre 2010

di Annalena Di Giovanni

AFGHANISTAN. L’Europarlamento vota a favore della mozione dell’italiano Arlacchi. L’Ue deve aiutare gli afgani a rimettere in piedi l’economia con un’agricoltura alternativa all’oppio.

Ricominciare dalla diplomazia: è la nuova svolta afgana decisa mercoledì dal parlamento europeo a Strasburgo, poche ore prima che a Washington il presidente amerciano Barack Obama cominciasse a tirare le somme della strategia del Pentagono. E mentre Obama cercava di tracciare un bilancio positivo sull’invio di 30mila ulteriori soldati per la Missione AfPak, mettendo in risalto i risultati militari in seguito alle operazioni nella roccaforte talebana di Kandahar piuttosto che l’esplosiva emergenza che si sta creando onltre confine in Pakistan, dove centinaia di migliaia di civili e guerriglieri si stanno ammassando, l’Europa ha votato per un cambio di direzione e, possibilmente, una dipartita dalla strategia tutta militare perseguita da Washington, approvando con una cospicua maggioranza la mozione dell’europarlamentare Pino Arlacchi dal titolo “Una Nuova Strategia per l’Afghanistan” stilata dall’eurodeputato del Pd e esperto di relazioni internazionali che, dopo aver redatto una serie di raccomandazioni sulla situazione dell’AF-Pak già dal luglio 2010, lo scorso novembre l’aveva proposto in Commissione Esteri ottenendone unanime appoggio.

 

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Arlacchi: "in Afghanistan cambiare strada"

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Il Piccolo, 9 dic. 2010

di Pierpaolo Garofalo

Trieste «Dobbiamo cambiare strada; questa in Afghanistan è una guerra ormai più lunga del Secondo conflitto mondiale. Non c’è una soluzione militare. Sono contrario a un ritiro in tempi brevissimi ma è necessario che la comunità internazionale formuli una politica decente per risolvere la situazione, sia dal punto di vista della sicurezza che da quello dell’aiuto allo sviluppo, che scandalosamente arriva ai beneficiati solo per il 20%». Pino Arlacchi, eurodeputato eletto per l’Italia dei Valori e passato nel novembre scorso al Partito democratico, parla con cognizione di causa. Dal 1997 al 2002 sottosegretario generale Onu quale direttore dell'Unodc (Ufficio per il controllo delle droghe e il crimine), è lo ”Special Rapporteur” dell’Europarlamento sull’Afghanistan, incaricato di stendere la strategia dell’Ue per risolvere il ”nodo” del Paese asiatico.

 

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Carte Wikileaks, colpita la diplomazia dell'imbroglio

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L'Unità, 5 dic. 2010

L'analisi di Pino Arlacchi

 Colpendo doppiezze, macchinazioni e menzogne di un vasto numero di governi, i documenti resi pubblici stanno danneggiando una delle fonti supreme dell´instabilità e della guerra: le politiche di potenza, la realpolitik, il cui assioma è il doppio gioco nei rapporti di uno stato con gli altri stati. Realpolitik significa fare all'estero ciò che non si può fare in casa propria. In base ad essa i governi possono mentire sulle loro intenzioni, infrangere i trattati, usare lo spionaggio contro paesi amici, stipulare accordi segreti che violano leggi e Costituzioni.

La realpolitik è  oggi in ribasso, sia teorico che pratico. È stata messa in difficoltà dalle forze della pace e dallo sviluppo dei regimi democratici, che devono rendere conto ai cittadini di ciò che fanno anche in politica estera.

 

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Usa, l'illusione di essere primi

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l'Unità, 1 dic. 2010

L'Analisi di Pino Arlacchi

L’impatto politico di Wikileaks c’è, ma non sta nel gossip diplomatico sulle magagne e sui tic dei potenti. I rapporti tra gli Stati Uniti e l’ONU, per esempio, saranno influenzati negativamente dalla conferma dello spionaggio sistematico effettuato per ordine della signora Clinton contro i dirigenti dell’organizzazione. Spionaggio anomalo, perché fatto non solo dai professionisti ma anche dai diplomatici USA accreditati presso il Palazzo di Vetro, e richiesti di rilevare dati biometrici, numeri di carte di credito e di conti bancari, e quant’altro possa essere utile per ricattare, imbarazzare, minacciare chiunque voglia deviare dalle linee tracciate dal Grande Fratello.

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Lubiana, Arlacchi spiega in anteprima la strategia Ue per l'Afghanistan

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Il Piccolo, 26 nov. 2010

di Pier Paolo Garofalo

Trieste «Con il mio collega sloveno Vajgl abbiamo lavorato in sintonia alla stesura del Rapporto; è stato per me naturale accogliere l’invito a presentare per la prima volta
a Lubiana il documentodel Parlamento europeo sulla nuova strategia dell’Ue per l’Afghanistan». Pino Arlacchi, europarlamentare passato di recente dall’Italia dei Valori al Partito  democratico, spiega con naturalezza la decisione dell’importante anteprima, organizzata a Lubiana dal vicepresidente del partito sloveno ”Zares”, Franco Juri.

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Benvenuti nel mio sito. Qui potete farvi un’idea di chi sono, e trovare notizie e documenti sulle mie opere e sui miei giorni.

Pino ArlacchiNon sono una persona complicata. La mia vita pubblica ruota intorno a due cose: il tentativo di capire ciò che mi circonda, da sociologo, e il tentativo di costruire un mondo più decente, da intellettuale e militante politico.

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