La Repubblica Bari, 19 apr. 2013
SARÀ la prima volta per un quartiere di Bari. E non uno a caso, ma nella periferia spesso dimenticata dalle istituzioni. Ecco allora che l'iniziativa assume un significato doppio. Gino Strada sarà in Pugliaa ottobre per presentare l'attività di Emergency e per inaugurare un ambulatorio mobile nel quartiere San Pio, l'ex Enziteto. Invitato dall'eurodeputato Pd Pino Arlacchi e dal presidente di Realtà Italia Giacomo Olivieri, il fondatore di Emergency si è dichiarato disponibile a ripetere il progetto anche in altre realtà pugliesi nel solco di una lunga attività sempre al fianco dei più deboli e dei più bisognosi e non solo sui fronti di guerra.
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La Buona Politica incontra l’on. Arlacchi: “Idee e progettualità grazie ai Fondi europei”
BAT - Il Quotidiano Italiano, 20 aprile 2013
di Dora Di Benedetto
All’incontro, organizzato dal movimento politico fondato a suo tempo dal compianto ex sindaco Francesco Salerno, erano presenti, fra gli altri, il presidente del circolo barlettano della “Buona Politica” Sabino Dicataldo, nonché aspirante al seggio del consiglio comunale e sostenitore del candidato sindaco Pasquale Cascella, Vincenzo Brandi esponente del movimento politico nazionale “Realtà Italia” e Michele Dicorato, consigliere provinciale della Buona Politica.
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Puglia d'oggi, 16 mar. 2013
Bari - “Sono qui perché Realtà Italia pensa e si preoccupa su temi, idee e proposte che sento completamente mie, come studioso dei fenomeni sociali, come politico e come europarlamentare”. Sono parole di entusiasmo e condivisione quelle che Pino Arlacchi, sociologo di fama internazionale ed eletto fra le fila del PD all’europarlamento, pronuncia salutando la convention organizzata in un hotel cittadino con amministratori locali, professionisti ed esperti, richiamati, come lo stesso Arlacchi sottolinea, dalla tenacia e dalla creatività politica di Giacomo Olivieri, il presidente di Realtà Italia.
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Qualche giorno fa avevo scritto questo articolo nel quale prevedevo il possibile avvento di un Papa del Terzo Mondo. Mi dispiace molto che l'Unità non l'abbia pubblicato. Lo metto a disposizione dei lettori di questo sito.
Roma, 14 marzo 2013
di Pino Arlacchi
Se il Conclave dovesse riflettere le trasformazioni epocali avvenute negli ultimi decenni nel mondo cattolico e cristiano, non ci dovrebbe essere quasi alcuna possibilità di ritrovarsi un Papa italiano o anche occidentale. Il baricentro del cristianesimo mondiale si è da tempo spostato a Sud, in Africa ed America latina, dove si trovano le più grandi comunità cristiane del pianeta. E anche in Asia si espandono vigorose frotte di fedeli di Cristo, se è vero che nella sola Cina ci sono il doppio dei battezzati dell’ Italia.
Negli ultimi cinque secoli, la storia della cristianità si è fusa con quella dell’Occidente europeo e nordamericano. Fino agli inizi del Novecento, la stragrande maggioranza dei cristiani – i due terzi- vivevano in Europa. Ciò ha autorizzato qualcuno a parlare di una civiltà occidentale cristiana, e qualcun altro di cristianesimo come strumento ideologico dell’ imperialismo occidentale. Quei due terzi si sono ridotti oggi a un magro 25%, e anche meno se togliamo la Russia.
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Strasburgo, 13 mar. 2013
Discussione
Pino Arlacchi (S&D ). - Mr President, what is happening in Syria today is inconsistent with the maxim that history never repeats itself. An original tragedy that occurred in Afghanistan 30 years ago is being repeated today in the shape of an even greater tragedy. I say this because we know from reliable sources that most of the weapons sent to Syria by the United States and its allies for the purpose of toppling the Assad regime are ending up in the hands of Islamist extremists who are just like the Afghan Mujahideen of the 1980s.
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l'Unità, 9 mar. 2013
di Pino Arlacchi
Per ricordare la figura e l'operato di Hugo Chavez c'è chi usa espressioni come “ultimo caudillo”, “dittatore del petrolio”, ”sinistra populista”,”rivoluzione fallita”. Io la penso diversamente.
Secondo me la Presidenza Chávez è stata in realtà un successo difficilmente contestabile con validi argomenti. Essa va valutata nel contesto della grande trasformazione dell’America latina durante gli ultimi quindici anni. Una svolta epocale che ha portato al governo coalizioni di sinistra nella maggior parte dei suoi paesi. È la sinistra che vince. E che continua a vincere su una scala continentale elezione dopo elezione. Ciò può infastidire chi la pensa diversamente, a destra. Ma infastidisce anche una certa sinistra perdente, sfiduciata, che campa a rimorchio delle forze neoliberali in una condizione di subalternità e di compromesso avvilenti.
Cosa hanno fatto di speciale questi governi progressisti emersi nell’America Latina alla fine degli anni 90 e diventati una storia di successo che non si vedeva da 500 anni?
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La Gazzetta del Mezzogiorno, 4 mar. 2013
Bari - Addio Moderati e Popolari nasce "Realtà Italia". Giacomo Olivieri: 3 consiglieri e intesa con Arlacchi
Pino Arlacchi: «Sono onorato dell’attestato di stima che gli amici di “Realtà Italia” mi hanno rivolto chiedendomi di stabilire una sinergia con loro, ed inizieremo presto un cammino comune».
«Il mio contributo al movimento guidato da Giacomo Olivieri - prosegue Arlacchi - si muoverà nell'ambito della cultura politica, e non sarà in alcun modo dissonante rispetto alla mia appartenenza al Partito Democratico, del quale sono responsabile nazionale per la sicurezza internazionale».
A questo link è possibile leggere l'intero articolo di Bepi Martellotta sulla nascita del movimento Realtà Italia.
Reggio Calabria - I Giovani Democratici, tra primarie e politiche, a dibattito con l’europarlamentare Arlacchi
Il Quotidiano della Calabria, 15 feb. 2013
di Maria Giordano
I Giovani Democratici guardano verso gli Stati uniti d’Europa. Impegnati in campagna elettorale da diverso tempo, tra primarie e politiche, si sono incontrati al “Circolo 79” di via del Torrione, alla presenza dell’europarlamentare Pino Arlacchi. Puntano il dito contro il centro destra, ricordano il video che si trova in rete su Alberto Sarra, parlano di Berlusconi e dell’arretratezza della Calabria. Francesco Denisi, segretario provinciale dei Giovani Democratici, afferma: «Ci siamo messi in gioco con Cristina Commisso, candidata al Parlamento. Penso a chi, nel corso della presentazione dei candidati di Grande Sud, ha criticato la lista dei Gd, la stessa persona che gioca a basket e percepisce 7500 euro di pensione di invalidità».
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Il Quotidiano della Calabria, 27 gen. 2013
di Pino Arlacchi
Caro Direttore, il suo editoriale dell’altro ieri così sintetizzava lo scandalo della mancata valorizzazione dei beni culturali calabresi: “Ambiente, paesaggio, archeologia piuttosto che essere il fulcro di un grande progetto culturale, tecnico e politico sotto la bandiera del “bene comune” vengono gestiti all’insegna delle combriccole e delle amicizie”.
Condivido in pieno, ma devo aggiungere che la situazione ancora più seria. Il grande progetto da lei evocato esiste già, ma non è stato attivato. Si tratta addirittura di una legge regionale approvata due anni addietro proprio per farla finita con decenni di combriccole ed amicizie. La legge che istituisce il Progetto Magna Graecia ha dato vita allo strumento di buongoverno che può trasformare il giacimento archeologico calabrese da zavorra a leva fondamentale dello sviluppo. Ma appena creata, questa legge è stata messa in un angolo e trasformata in un pezzo di carta come tanti.
Le cose sono andate così. Ho dedicato al Progetto Magna Graecia buona parte del mio impegno di Parlamentare europeo con radici calabresi. E ciò sulla base di una precisa scelta, cui ero obbligato anche dalla mia professione di sociologo. Questa professione mi dice che la Calabria ha tre carte strategiche da giocare per uscire dall’ arretratezza e ricongiungersi all’Europa. La prima carta è già disponibile, ed è l’Università della Calabria, che è la migliore del Sud e viaggia su standard europei. Le altre due sono solo potenziali e consistono, appunto, nei suoi beni culturali e nel Porto di Gioia Tauro.
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l'Unità, 21 gen. 2013
l'Analisi di Pino Arlacchi
L’intervento in Mali era necessario per fermare la crescita del terrorismo mafioso in Sahel. Ma occorre anche riconoscere che la narrativa corrente a proposito del Mali, quella di un governo democratico assediato da terroristi decisi ad instaurare un piccolo regno del male nel cuore dell’ Africa, è semplicistica.
L ’intervento francese era una mossa obbligata, ma è anche l’epilogo di una vicenda sgradevole, che dura da 30 anni, e che chiama in causa un comportamento ricorrente delle potenze occidentali nelle crisi che avvengono nei Paesi emergenti. Mi riferisco alla manipolazione dei gruppi insurrezionali e anche terroristici da parte dell’intelligence europea e americana, e alle vendite indiscriminate di armamenti che finiscono in mano a forze ostili.
Si sta ripetendo oggi nel Sahel quanto è già avvenuto in Afghanistan, in Somalia, in Libia, in Iraq ed altrove. Ex-amici, ex-servi o ex-clienti si stanno rivoltando contro i loro sponsor usando proprio le armi che questi gli avevano dato o venduto. Tra i “terroristi” del Sahel ci sono vecchie conoscenze dei servizi di sicurezza algerini e occidentali sfuggite al loro controllo. La leadership eversiva, la Al Queda del Sahel, è in realtà un impasto di mafia e terrorismo che viene per la prima volta alla ribalta, e che non sarà facile sconfiggere se non si smettono le pratiche insensate che l’hanno favorita.
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